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Se l'albergatore espone il tricolore paga dazio. E il pagamento è «bifacciale»: la bandiera sventola

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2010 alle ore 18:37.

Ha ammainato le bandiere dinanzi al suo albergo per protestare contro l'iniquo balzello che la concessionaria della pubblicità del comune di Desio (Monza) gli chiede da quattro anni. Esattamente 178,14 euro l'anno per cinque bandiere: il tricolore, la bandiera dell'Unione europea, quella della Svizzera e dell'Inghilterra (che pagano ciascuna un'imposta di 30,98 euro). Poi c'è la più cara, tassata con 54,22 euro, la bandiera del Palio degli zoccoli di Desio. Una curiosità: nelle cartelle esattoriali il tricolore è definito per la tassazione come "cassone normale bifacciale", trattato come uno striscione pubblicitario o un cartellone stradale e sottoposto a tassazione.

L'Italia compie 150 anni, ma l'albergatore paga dazio se espone la bandiera (di Gianni Trovati)

A ribellarsi al balzello Gianni Caslini, proprietario con i figli di un bed & breakfast di Desio, l'Hotel Saint John's di viale Lombardia, che da quattro anni paga la gabella. «Inizialmente - racconta Gianni Caslini - la società incaricata dal comune della riscossione, parlando di insegna pubblicitaria, mi chiese 54,22 euro a bandiera, che poi vennero ridotte a 30,98 euro, tranne che per la bandiera del Palio degli zoccoli di Desio, una manifestazione locale di cui sono grande fautore, per la quale si pagano 54,22 euro, senza sconti». Costa caro, dunque, ricordare ai turisti il palio locale, manifestazione giunta quest'anno alla XXII edizione, nata per promuovere e realizzare la rievocazione storica della battaglia di Desio (21 gennaio 1277), una battaglia minore, ma decisiva nel passaggio da comune a signoria per la città di Milano.

«Mi sono subito chiesto come il tricolore possa essere ritenuto una pubblicità - spiega Caslini - io ho messo le bandiere perchè il mio albergo è frequentato per lo più da clientela internazionale e mi sembrava una buona idea mostrare l'orgoglio di essere italiano, di far parte dell'Europa».

Informandosi sempre più a fondo Caslini ha scoperto che le bandiere si pagano con una tariffa ad hoc per ciascun lato. «Perchè, mi hanno spiegato alla concessionaria di pubblicità, sventolando viene vista su due lati, tanto che nella cartella di esazione sono definite "cassone normale bifacciale"». Libere al vento, insomma, ma doppiamente tassabili perché sventolano. Per fare un esempio far sventolare il tricolore è costato 15,490 euro a lato, per un totale di 30,98 euro l'anno. Far sventolare la bandiera del palio, 27,110 euro a lato.

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Tassare il tricolore è una brutta pubblicità

La differenza fra una targa professionale e il tricolore è la stessa che passa tra una zebra e un

L'hotel St. John di Desio (foto dal sito dell'hotel)

L'Italia compie 150 anni, ma chi espone la bandiera deve pagare dazio. Dite la vostra

I cartelli stradali con il nome dell'azienda, le scritte sulle fiancate dei furgoncini, e anche le

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La tassazione avviene secondo la concessionaria in base al regolamento comunale sulla pubblicità approvato nel 1994 e modificato nel 1995 e fa riferimento anche al decreto legislativo 507/1993, che come ambito di applicazione segnala che la pubblicità esterna e le pubbliche affissioni sono soggette a un'imposta o a un diritto in favore del comune nel quale sono effettuate. Decreto che non parla mai direttamente di tassazione delle bandiere, ma all'articolo 49 precisa solo che non sono tassabili «le aste delle bandiere». Forse però il riferimento è a quelle pubblicitarie, non certo al tricolore.

Alla fine, spiega Caslini, dopo un lungo braccio di ferro con la concessionaria della pubblicità, «ho ammainato le bandiere. Così il fisco gabellerà qualcun altro».

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