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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2010 alle ore 18:48.
Il premier russo Vladimir Putin mette in dubbio la correttezza dell'arresto del fondatore di WikiLeaks Julian Assange. «Se si parla di democrazia, occorre che sia totale. Perchè è stato messo Assange in prigione? È questa la democrazia?» ha detto l'uomo forte di Mosca in una conferenza stampa. «Bisogna cominciare a spazzare davanti alla propria porta. Giro la palla ai colleghi americani» ha detto Putin prendeno la parola per rispondere a una domanda rivolta al premier francese François Fillon in una conferenza stampa congiunta. La domanda riguardava i dubbi sulla democrazia in Russia e sulla descrizione di una Russia corrotta e mafiosa contenuti nei documenti diplomatici americani resi pubblici da WikiLeaks.
Gli avvocati incontrano Assange in carcere
Intanto Julian Assange resta nella prigione di Wandsworth. Il suo avvocato, Mark Stephens, ha raccontato che il fondatore di Wikileaks «è più allegro, sembra che si stia tirando su». Assange, che indossava una tuta grigia, è rinchiuso in una cella da solo nel reparto in isolamento del carcere: si è lamentato dell'orario a disposizione per la tv, ma «non ha accesso a un computer, neanche uno privo di connessione Internet, nè ha a disposizione materiale per scrivere. Ha alcune cose, ma non possiede un pezzo di carta dove scriverle o registrarle».
Assange: Wikileaks non c'entra nulla con gli attacchi degli hacker
Stephens era accompagnato da Jennifer Robinson e da Geoffrey Robertson, il legale specializzato in estradizione che si è appena unito al team difensivo. Stephens ha aggiunto che Assange è preoccupato perchè «c'è chi ha ingiustamente accusato Wikileaks di aver ispirato gli attacchi informatici» di queste ore e ha ribadito di non averlo fatto.
Amazon prima stacca la spina a Wikileaks e poi vende i suoi cablo
Tra i siti attaccati nei giorni scorsi c'è anche Amazon, che nei giorni scorsi ha negato l'ospitalità del sito di Julian Assange sui suoi server. La versione britannica del portale è peraltro stata oggetto di critiche online per la decisione di mettere in vendita nella sezione e-books alcuni dei cablogrammi diplomatici diffusi da WikiLeaks. I documenti (i primi 5mila cablogrammi) sono disponibili sotto forma di e-book autopubblicato da Heinz Duthel (autore prolifico e poligrafo, di cui sono elencate ben 109 opere di ogni genere), per poco più 8 euro. I commenti dei lettori sono impietosi, dal «perché pagare per qualcosa che è disponibile gratis in rete?» fino all'accusa di «ipocrisia» perché Amazon cercherebbe di fare soldi con i documenti di WikiLeaks dopo aver negato l'ospitalità al sito. Sta di fatto che il mese scorso Amazon era finita nell'occhio del ciclone per aver messo in vendita una guida - anche questa autopubblicata - riservata ai pedofili, il che ha sollevato dei dubbi su se e quali metodi di controllo l'azienda metta in atto per controllare i contenuti dei prodotti in vendita.