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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 06:38.
LONDRA. Assalto a Westminster, attacco all'auto del principe Carlo, sprangate e sassate contro le finestre del ministero del Tesoro e della Corte Suprema. I simboli della democrazia e della sovranità britannica travolti dall'offensiva di centinaia di dimostranti, frange estreme di altre migliaia di studenti che giovedì hanno manifestato tutto il giorno contro la riforma universitaria. La protesta è degenerata in attacchi sparsi come quello, senza gravi conseguenze, all'auto di Carlo e Camilla centrata da vernice bianca e pietre, lanciate dai manifestanti mentre la coppia reale andava al Teatro Palladium. Carlo e Camilla sono comunque rimasti illesi.
Si è scatenato l'assalto alle vetrine dei negozi di Oxford Street, fino al tentativo di incendiare l'albero di Natale di Trafalgar Square. Immagini di violenza diffusa, flash di una rivolta scomposta che ha paralizzato Londra per ore, fino a notte inoltrata. Ci sono stati arresti e feriti per le strade, ma i "caduti" si sono contati anche in Parlamento dove si compiva l'atto legislativo finale che è all'origine delle violenze. È stata approvata la revisione al rialzo - il triplo in realtà - delle tasse d'iscrizione all'università, psicodramma sociale e politico inglese che ha lasciato sul terreno il sapore amaro della sollevazione, svelando le prime crepe nel governo di coalizione fra conservatori e liberaldemocratici. Il bilancio, mentre scriviamo, è di una decina di studenti arrestati e una trentina di feriti alcuni seriamente, per lo più agenti. Calcolo parziale perché in serata l'assembramento a Whitehall, davanti al Tesoro, continuava con file di agenti schierati davanti ai manifestanti.
Un pomeriggio e una serata di un giorno da cani per Londra. Cominciato con una protesta dell'unione studentesca autorizzata dalla polizia e che prevedeva solo il passaggio davanti ai Comuni. Il corteo avrebbe dovuto sfilare via, ma il piano è cambiato in corso d'opera e migliaia di giovani si sono concentrati in Parliament Square, a pochi metri dall'aula dei Comuni dove i deputati sfogliavano la margherita. L'ultimo petalo ha detto che le tasse universitarie possono passare da tremila a novemila sterline l'anno, anche se la maggioranza parlamentare di ottanta deputati si è ristretta a ventuno. Il calcolo della rivolta, quella dell'aula non della piazza, è complesso muovendosi fra assenti giustificati e non, ma l'esecutivo ha saltato meglio del previsto il più difficile ostacolo dal giorno della vittoria elettorale. Anche se una trentina di rappresentanti hanno negato il loro voto anche se tre deputati, in disaccordo con il provvedimento, si sono dimessi dall'incarico di assistenti ministeriali.