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Secessione WikiLeaks. I fondatori dissidenti lanciano OpenLeaks

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2010 alle ore 16:37.

Secessione definitiva all'interno di Wikileaks. A guidare il gruppo di dissidenti è Daniel Domscheit-Berg: informatico tedesco, hacker ed ex portavoce dell'archivio elettronico che ha ricevuto 250mila documenti inviati da ambasciate e consolati degli Stati Uniti. La prossima settimana lancerà un altro progetto, OpenLeaks: sarà una sorta di cassetta delle lettere per raccogliere testimonianze, rapporti e segnalazioni senza svelare l'identità del mittente.

Ma Domscheit-Berg non pubblicherà le informazioni su internet in modo autonomo, come avviene con Wikileaks: prevede, invece, di inviarle a destinatari indicati in precedenza dalle fonti delle notizie, come giornali oppure organizzazioni non governative. Che, in questo modo, avranno il tempo di controllare i dati e ricostruire il contesto. Il ruolo di OpenLeaks, dunque, sarebbe di semplice intermediario per garantire l'anonimato attraverso strumenti di sicurezza informatica in grado di impedire la scoperta del mittente: per esempio, con l'eliminazione dei "file di log", le tracce che rivelano dati sull'identità elettronica di chi si è connesso a un server. Come spiega Forbes, all'inizio sarà attivata una collaborazione con cinque testate che potranno accedere alle notizie. E, in seguito, avranno spazio anche collaborazioni con organizzazioni non governative e altri gruppi.

Daniel Domscheit-Berg aveva lasciato Wikileaks a settembre per divergenze con Assange: il motivo del contrasto era la gestione verticistica delle informazioni ricevute e la modalità di diffusione delle notizie. In poco tempo ha progettato OpenLeaks con altri collaboratori in fuga. L'informatico tedesco era stato tra i primi a sostenere le iniziative di Assange: aveva anche lasciato il suo lavoro come responsabile della sicurezza digitale per un'azienda. E fa parte di una celebre associazione di hacker etici in Germania, il Chaos computer club.

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