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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 16:27.

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Silvio Berlusconi ci tiene a chiarire che non c'è alcuna offerta di posti di governo e la mette giù, con grande arguzia, così. «Abbiamo diversi posti liberi nel governo e quindi possiamo rinforzare la squadra, ma non offriamo posti per convincere qualcuno: se vi sarà la disponibilità di altri gruppi parlamentari a partecipare al nostro progetto offriremo loro la possibilità di lavorare con noi anche in ruoli di governo». Ma quei posti fanno gola a chiunque e non a caso non passa giorno senza che non spunti fuori un possibile futuro sottosegretario o un nuovo viceministro.

Così il Pdl insidia Fli: ecco chi sono i deputati che Berlusconi vuole conquistare (di Celestina Dominelli)

Ma quante e quali sono le poltrone che Silvio può offrire ai deputati delusi di Fli e Udc? Per fare un rapido calcolo bastano due riferimenti. Il sito del governo che contiene l'elenco di tutti i componenti e il cosiddetto decreto sulla protezione civile e le emergenze che fissa alza da 63 a 65 il numero dei membri dell'esecutivo. Attualmente il Berlusconi IV conta 55 teste,tra ministri, vice e sottosegretari: dunque in palio ci sono ben 11 poltrone. A cominciare da due ministeri, entrambi senza portafoglio: Politiche europee (dove sedeva il finiano Andrea Ronchi) e Sussidiarietà e decentramento (occupato per nemmeno un mese da Aldo Brancher).

Ma poltrone appetibilissime sono anche quelle che rientrano nell'asse via XX settembre-via Veneto, rispettivamente sede del ministero dell'Economia e dello Sviluppo Economico. Al dicastero di Giulio Tremonti sono due gli uffici lasciati vacanti. Quello da viceministro del neo presidente della Consob, Giuseppe Vegas(che ha già rassegnato le dimissioni dalla Camera) e la poltrona di sottosegretario abbandonata dal potente coordinatore campano del Pdl, Nicola Cosentino. Allettante anche l'offerta al dicastero guidato da Paolo Romani. Dove oltre al posto lasciato dal finiano Adolfo Urso, c'è anche quello, sempre da vice, liberato dallo stesso ministro all'indomani della sua promozione.

E poi ci sono diversi incarichi di sottosegretario non occupati dopo il divorzio tra Berlusconi e Fini: dal posto del finiano Antonio Buonfiglio al ministero delle Politiche agricole a quello di Roberto Menia, sempre in quota Fli. E poi c'è anche la poltrona di Giuseppe Reina (Mpa), ex sottosegretario alle Infrastrutture. Senza dimenticare quella lasciata dal capogruppo di Fli al Senato, Pasquale Viespoli, al dicastero del Welfare. In totale dieci posti per raggiungere la fatidica soglia dei 65. Sempre che non si decida di alzare nuovamente l'asticella con unprovedimento ad hoc e, lavorando d'inventiva (vedi Brancher o Brambilla) istituire nuovi ministeri.

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