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Fassino si candida sindaco di Torino. Chiamparino: dimostra coraggio, vincerà

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2010 alle ore 12:46.

Non sarà facile raccogliere la sua eredità, visto che Sergio Chiamparino è tra i sindaci più amati d'Italia. Ma Piero Fassino, ex segretario Ds e più volte ministro, non ha paura delle sfide e oggi ha sciolto le riserve su una sua possibile candidatura alla poltrona di primo cittadino del capoluogo piemontese. «Offro la mia disponibilità - ha annunciato all'assemblea provinciale del Pd riunita a Torino - sottoponendomi naturalmente agli strumenti del partito. Non ho difficoltà a sottopormi alle primarie». Insomma, Fassino ci prova senza rinnegare le scelte del suo partito in un momento in cui, però, proprio le primarie, dopo l'intervista di Pierluigi Bersani a Repubblica con l'apertura al terzo polo, sembrano passare in secondo piano. Ma tant'è. Alla fine comunque le primarie, almeno qui, si faranno il 27 febbraio e i quattro aspiranti alla poltrona di Chiamparino dovranno raccogliere almeno 700 firme tra gli iscritti al Pd torinese per formalizzare di fatto la propria candidatura alle primarie.

Fassino al Sole.com: pronto «a dare un contributo» per Torino. Il partito gli tende la mano (di Sara Bianchi)

A Torino i democratici studiano la strategia stretti tra la necessità di definire come e se usare le primarie (di coalizione o di partito) e l'obbligo di delineare al più presto le alleanze. Perché qui, come a Roma, il Pd dovrà decidere se mollare l'attuale maggioranza che sostiene Chiamparino al Comune (Pd, Idv, Sel e Moderati) oppure intraprendere la strada indicata dal segretario: aprire cioè a un accordo con i terzopolisti. Il segretario piemontese del Pd, Gianfranco Morgando, una sua indicazione l'ha fornita nella direzione di qualche sera fa. «Il Pd deve assumere l'iniziativa di una interlocuzione autonoma con il nuovo polo nascente». Ma, per farlo, dovrà prima evitare di incartarsi nella competizione interna, sfrondando le troppe candidature. Finora infatti la corsa alla successione a Chiamparino annovera tre candidati: Davide Gariglio, ex presidente del consiglio regionale, Roberto Placido, l'attuale vicepresidente del consiglio regionale, e Giorgio Ardito, ex segretario del Pci torinese.

E ora la rosa si allarga anche a Fassino eil 27 febbraio arriverà il verdetto finale. «In questi 15 giorni chiesti da me per decidere sulla mia possibile candidatura - aggiunge l'ex segretario - ho raccolto l'incoraggiamento e il consenso direi unanime della società torinese. Non penso di essere il nome migliore del mondo, ma per 10 anni Torino ha avuto un sindaco di alto profilo, quindi vuol dire continuare ad assicurare un sindaco con la stessa forza e la stessa visibilità». Quattro nomi, dunque, per non far perdere Torino ai democratici che, però, dovranno ora chiarire regole e strumenti per evitare nuovi problemi.

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Fassino pronto «a dare un contributo» per Torino. Ma sul tavolo del Pd ci sono diverse candidature (Ansa)

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Il commento del sindaco
Per Sergio Chiamparino, la decisione di Piero Fassino di candidarsi per succedergli nella carica di sindaco di Torino «dimostra coraggio e denota una concezione della politica come servizio che gli fa onore». «Sono convinto - continua Chiamparino - che l'esperienza e l'autorevolezza accumulate da Fassino, sia come dirigente nazionale di partito, sia come ministro, gli consentiranno prima di vincere la sfida democratica delle primarie e poi di superare gli altri candidati nella competizione per diventare sindaco di Torino, in un momento in cui la città avrà bisogno di una guida solida e autorevole».

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