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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2010 alle ore 15:35.
1. «Non è stato un incontro di maniera, nessuno dei due ha ignorato l'esistenza di problemi, è stato sviluppato un dialogo cordiale ed è stato trovato un modo per ovviare alle questioni e alle incomprensioni. È stato raggiunto un patto che prevede un maggiore coinvolgimento di Fini nella struttura rappresentativa del Pdl e nelle scelte sulle linee guida del governo». Ignazio La Russa dopo il pranzo riconciliatore fra Fini e Berlusconi, 15 gennaio 2010.
Berlusconi è uscito da pochi giorni dal periodo di riabilitazione dopo le ferite causate dal Duomo di Milano di plastica tiratogli in faccia da Massimo Tartaglia. Passa due ore a Montecitorio con Gianfranco Fini, mangia un menù speciale da convalescente, e parla con l'alleato che però ha già dato avvisaglie di rottura. Si discute anche delle alleanze su doppio binario dell'Udc in vista delle elezioni regionali di marzo. «Fini e Berlusconi - dice sempre La Russa - sono concordi nel contestare la linea dell'Udc, la politica del doppio forno per noi è inaccettabile». Ma le distanze ci sono già: un mese prima Fini in un fuori onda aveva detto che le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza sul premier potevano essere «una bomba atomica». E come per quello «strappo che non si ricuce» nel cuore cantato da Lorenzo Cherubini-Jovanotti, le crepe con il passare dei mesi si trasformeranno in crepacci.
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