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Feltri e Belpietro di nuovo insieme: siamo berlusconiani ma se farà pirlate glielo diremo

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2010 alle ore 18:04.

Di nuovo insieme. Dopo l'Europeo, l'Indipendente, il Giornale, la coppia Feltri-Belpietro si ritrova per una nuova sfida: essere contemporaneamente editori e giornalisti e fare «un giornale che guardi al futuro con molte chiavi interpretative», incrementando la versione online. E non si parli di numeri uno e secondi, premette l'ex direttore de il Giornale, i due si sentono (almeno così danno a intendere) sullo stesso piano. Dunque, archiviata «qualche battuta anche pesantuccia» del passato, si presentano pronti a fare squadra.

Nel nuovo Libero il direttore Maurizio Belpietro sarà affiancato da Vittorio Feltri come guida e editore. Entrambi hanno acquisito dagli Angelucci quote del 10 per cento della società editrice, ma contano di veder salire la loro partecipazione nei prossimi mesi. Quote, ha spiegato Belpietro, in parte pagate per il loro valore, per il resto legate alla prestazione d'opera, con un vincolo contrattuale per entrambi di un decennio. «Ci siamo garantiti con patti parasociali che prevedono la gestione a nostro carico», ha precisato il direttore. «Siamo nel consiglio di amministrazione, e anche nel Cda avremo una maggioranza», saranno cioè loro a tutti gli effetti a decidere.

Sviluppare internet (rafforzando opinioni e interventi sul sito) è la prima mission e poi da marzo, quando scadrà la sanzione disciplinare inflitta all'ex direttore de il Giornale dall'Ordine nazionale dei Giornalisti sul caso Boffo per l'utilizzo di documenti rivelatisi poi falsi, Vittorio Feltri tornerà a scrivere. Una sospensione di tre mesi che al giornalista proprio non è andata giù. In conferenza stampa indossa camicia e maglione blu e qualcuno gli domanda se ha preso a modello lo stile di Sergio Marchionne. «È la tenuta del sospeso - risponde - la divisa imposta dall'Ordine per sottolineare che non sei un giornalista che può esercitare la professione».

Il nuovo Libero sarà più snello dell'attuale «perché i lettori hanno poco tempo per leggere», annuncia Belpietro. E i giornali di 72 pagine oggi non hanno più senso, anzi «con la crisi hanno visto la loro morte». Ci saranno tutte le notizie importanti, non i pettegolezzi e la cronaca secondaria.

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Ma chi saranno i lettori di riferimento, gli stessi de il Giornale? «Chi ci legge sa bene come la pensiamo» risponde Belpietro «differenziarsi dall'area berlusconiana vorrebbe dire puntare su una minoranza». Quel che è certo, chiarisce Vittorio Feltri, «è che adesso se ci garba potremo essere berlusconiani senza essere pagati da lui. Perché tutti sono pagati da Berlusconi, quelli che scrivono per Mondadori, quelli che fanno cinema. Noi no. E se qualcuno invece lo dirà - scherza - allora chiederemo dei danni pazzeschi, subito una causa civile».
Casini, racconta Belpietro «mi ha detto: speriamo che non ci massacriate troppo. Se ci capiterà lo faremo». E poi, prosegue il direttore, «abbiamo già dato qualche botta anche a Berlusconi. Siamo berlusconiani ma se farà pirlate glielo diremo».

Il tono dei due in conferenza stampa è deciso, a tratti sfrontato. Feltri esclude di aver pensato in passato di diventare editore de il Giornale, anche perché «pensare che Silvio Berlusconi ceda qualcosa è una follia. Lui - ironizza - non vende nemmeno le auto di seconda mano, le fa rottamare». Invece Libero «è per me come un figlio» e l'idea di diventarne editori è nata durante una colazione con Maurizio Belpietro. Nessun rimpiato per quello che ha lasciato «sono appena venuto via da il Giornale ma già mi sta sui coglioni». E poi, si sfoga Feltri, «non è vero che con Berlusconi ho un rapporto così stretto». Con il Cavaliere, racconta, non c'è stata nessuna telefonata per dirgli addio, solo un biglietto di auguri (per Natale) con «i miei ringraziamenti». Invece «tutti pensano che ci incontriamo di notte, che io sia lì nella penombra a prendere appunti sulle cose che lui mi dice». Ha parlato, questo sì, con Paolo Berlusconi «quando sono andato a prendere il panettone». «Ero perfino indeciso», spiega se scrivere il saluto ai lettori, perché «l'Ordine mi ha detto che non posso fare il giornalista in senso stretto. Ma io l'ho sempre fatto in senso largo».

Altri arrivi a Libero dopo di lui? Massimo De Manzoni (che a il Giornale è vicedirettore), per i primi di gennaio. E Giampaolo Pansa che con il suo " Il bestiario" trasloca (pure lui) da inizio anno in esclusiva su Libero. Ma presto, promette Feltri, il parco firme verrà ulteriormente rafforzato, anche se per ora non ci sarà un'edizione del lunedì, costa troppo. Su Libero pende ancora un'indagine di Agcom sull'effettivo diritto di ricevere i contributi a favore dei quotidiani editi da società cooperative o in cui siano in maggioranza fondazioni. E Libero Editoriale è controllata in maggioranza dalla Fondazione San Raffaele. «Aspettiamo il parere - dice Belpietro - noi ci adeguiamo alle norme». Ma finora, lamenta Feltri, «c'è una gran confusione. E pensare che in Italia non ci debbano essere agevolazioni di questo tipo è assurdo. Servono regole che non creino ingiustizia». In ogni caso, chiariscono entrambi, «siamo in grado di andare avanti anche senza questi aiuti». Altra questione che ai due non va giù è quella legata agli abbonamenti postali. In Svizzera, lamenta Belpietro, «l'80 per cento delle copie viene venduta per abbonamento», ma da noi questo non è pensabile per ritardi e inefficienze. E questo significa dover stampare un alto numero di copie».
Insomma la nuova avventura parte in un'aria frizzante e battagliera, nonostante le promesse di contenimento dei costi, anche se fuori, a Milano (luminarie natalizie a parte) la giornata è bigia.

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