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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2010 alle ore 12:08.
Il Senato ha dato il via libera definitivo al disegno di legge che concede incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in italia, varato per contrastare il fenomeno della fuga dei "cervelli" dall'Italia. Il testo é frutto di un'intesa tra maggioranza e opposizione. Oltre a Pdl e Lega hanno votato a favore anche Pd (astenuti i radicali), Udc e Idv, mentre Futuro e libertà ha votato contro il provvedimento perché, come ha spiegato in aula il presidente della commissione Finanze Mario Baldassarri, rappresenta «un manifesto demagogico che non affronta il problema».
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I benefici sono rivolti a cittadini comunitari laureati
Il provvedimento, che vede come primo firmatario Enrico Letta del Pd, in 8 articoli concede agevolazioni fiscali sotto forma di di minore imponibilità del reddito in caso di rientro in Italia di cittadini dell'Unione europea che hanno maturato esperienze all'estero. Il beneficio spetta fino al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2013 (i requisiti devono essere posseduti alla data del 20 gennaio 2009). I benefici sono rivolti a cittadini comunitari, laureati, nati dopo il 1° gennaio 1969, residenti in Italia in via continuativa per almeno 24 mesi, che abbiano svolto continuativamente negli ultimi 24 mesi un'attività di lavoro dipendente, autonomo o di impresa in un Paese diverso da quello d'origine e dall'Italia. O abbiano svolto continuativamente negli ultimi 24 mesi un'attività di studio, acquisendo una laurea o una specializzazione dopo la laurea in un paese diverso dall'Italia.
Come opera la detassazione prziale del reddito imponibile
In pratica viene concessa una detassazione parziale del reddito imponibile. La base imponibile per la determinazione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, riferita a redditi da lavoro dipendente, d'impresa e di lavoro autonomo, è ridotta al 20 o al 30% della base imponibile stessa. Il beneficio è riconosciuto nei limiti degli aiuti di minima entità stabiliti dalla normativa europea. Sono esclusi dall'ambito di applicazione i lavoratori dipendenti delle Pubbliche amministrazioni e delle imprese italiane che svolgono attività all'estero in forza di tale rapporto. Sarà il datore di lavoro a dover operare le ritenute fiscali.