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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2010 alle ore 09:50.
I militari impegnati nelle missioni internazionali «sono il fiore all'occhiello del nostro Paese»: lo dice il presidente del Senato Renato Schifani, salutando, a Herat, i militari del contingente italiano, cui è venuto a portare gli auguri di Natale, assieme al sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto. «Normalmente - spiega Schifani - la vigilia di Natale si passa in famiglia. Io la trascorro con voi perchè voi siete la grande famiglia italiana che ci onora».
«Non staremo in Afghanistan a vita», ha detto poi il presidente del Senato perchè, ha spiegato, «se lo facessimo sarebbe il fallimento della missione». «L'obiettivo di questa missione - ha ricordato Schifani - è quello di rendere l'Afghanistan autonomo, indipendente e democratico. Questa è la nostra priorità». E riferendosi ai pacchi bomba di ieri nelle ambasciate, Schifani ha detto: questi pacchi «si inseriscono in un quadro di attivismo di certi anarchici che ogni tanto vanno sentire la loro voce».
Schifani ha parlato anche della situazione politica italiana, evidenziando come lui «tifi sempre per la governabilità e la stabilità di cui il nostro Paese ha bisogno». Rispondendo alle domande dei giornalisti su quello che accadrà a gennaio, Schifani ha detto: «quello
che succederà a gennaio e febbraio lo verificheremo in parlamento che è il luogo centrale dove nascono, vivono e cadono i governi». «Se in parlamento- ha detto - questo governo avrà i numeri per andare avanti e governare, lo farà; se ciò non dovesse avvenire si dovrebbe aprire una crisi i cui confini e percorsi sono stati già delineati».
Dimissioni di Fini? Valutazioni politiche
Parlando invece della richiesta di alcuni esponenti della maggioranza di dimissioni di Gianfranco Fini da presidente della Camera, Schifani ha tagliato corto: «Non entro nel merito delle valutazioni politiche che non attengono al mio ruolo istituzionale». «Con Fini - ha ribadito Schifani - ho sempre avuto e continuo ad avere un ottimo rapporto sia personale che istituzionale, la richiesta di dimissioni fa parte di un dibattito squisitamente politico e non parlamentare».