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Questo articolo è stato pubblicato il 01 gennaio 2011 alle ore 11:11.
Di fronte alle «minacciose tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani, ancora una volta - afferma il Papa - rivolgo un pressante invito a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione». Si tratta di un «difficile compito» per il quale «non bastano le parole, occorre l'impegno concreto e costante dei responsabili delle nazioni...». Lo ha detto Benedetto XVI nella messa di capodanno, mentre nella notte un'autobomba davanti a una chiesa di Alessandria d'Egitto, ha causato almeno 21 morti.
«L'umanità - ha detto papa Ratzinger prima del suo "pressante invito" a non cedere alla rassegnazione - non può mostrarsi rassegnata alla forza negativa dell'egoismo e della violenza; non deve fare l'abitudine a conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli». Anche perchè, ha aggiunto poi all'Angelus recitato dopo la messa davanti a 60mila fedeli, «la pace non siraggiunge con le armi, nè con il potere economico, politico, culturale e mediatico». «La pace - ha ricordato - è opera di coscienze che si aprono alla verità e all'amore. Ci aiuti Dio a progredire su questa strada nel nuovo anno che ci dona di vivere».
Papa Ratzinger ha riproposto alcune frasi del messaggio per la 44.ma Giornata mondiale per la pace, che la Chiesa vive oggi, intitolata quest'anno alla libertà religiosa. Il Papa in particolare ha citato dal messaggio le frasi sulla «libertà religiosa elemento imprescindibile di uno Stato di diritto» e quelle sul mondo che ha «bisogno di Dio, ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi, e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione...» di pace e ordine sociale giusto. La libertà religiosa, ha aggiunto poi nel corso dell'Angelus, «è un bene per la pace, ma oggi è attentata da «due estremi entrambi negativi», il «laicismo» e il «fondamentalismo».
All'Angelus sono arrivati anche oltre 10 mila persone che hanno partecipato alla marcia della pace organizzata questa mattina a Roma dalla Comunità di Sant'Egidio, da Largo Torre Argentina a piazza San Pietro. Striscioni ricordano i nomi dei 37 Paesi del mondo che oggi sono feriti dalla guerra. Il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, ha espresso a nome di tutti il dolore dolore per quanto avvenuto ad Alessandria d'Egitto e ha invitato a «non sprecare il dono della pace che abbiamo noi europei».