Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2011 alle ore 17:57.
Pressing americano su Twitter per ottenere informazioni utili all'incriminazione di Julian Assange. Una Corte federale della Virginia ha ordinato al colosso di San Francisco di fornire al ministero della Giustizia degli Stati Uniti informazioni personali, indirizzi di posta e messaggi privati di alcune utenze collegate al profilo di Wikileaks, tra cui quella del suo fondatore australiano e del soldato americano, Bradley Manning, in carcere per aver fornito ad Assange i dispacci riservati della diplomazia americana.
A rivelare questa ordinanza è stata Birgitta Jonsdottir, ex volontaria del sito di Assange e oggi parlamentare islandese, che ha fatto sapere di aver ricevuto una notifica da parte di Twitter. La parlamentare ha 10 giorni di tempo per ottenere una sospensiva dell'ordinanza prima che Twitter consegni le informazioni richieste. Tra queste, ha riferito la Cnn, ci sono «i nomi, gli indirizzi email e IP e i recapiti» di alcuni utenti, ex collaboratori o fonti del sito che ha provocato una bufera nella diplomazia americana con la pubblicazione di cablogrammi riservati.
Secondo la Abc News, il giudice ha chiesto al colosso di San Francisco di fornire messaggi privati e informazioni in particolare su Julian Assange e altre tre persone.
Il ministero della Giustizia degli Stati Uniti ha chiesto «tutti i miei tweets (messaggi inviati su Twitter della lunghezza massima di 140 battute; ndr) e altre informazioni, dal primo novembre 2009», ha denunciato indignata la Jonsdottir in un messaggio in cui ha promesso battaglia legale, «si rendono conto che sono una parlamentare?». In un altro messaggio, la parlamentare ha invitato a sostenere Bradley Manning, il soldato americano 23enne in carcere per aver fornito a Wikileaks i dispacci riservati della diplomazia americana.
La reazione di Assange
In risposta Wikileaks ha lanciato un appello ai big della rete: «Google e Facebook rivelino il contenuto di ogni ingiunzione degli Stati Uniti che abbiano ricevuto». Lo rende noto il quotidiano britannico The Guardian.