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In Tunisia Ben Ali chiude scuole e università

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2011 alle ore 16:02.

Ennesimo giro di vite delle autorità tunisine per reprimere la protesta contro il carovita. Tutte le scuole e le università del Paese resteranno chiuse fino a contrordine. Le violenze, scoppiate la scorsa settimana, hanno finora causato, secondo la conta ufficiale, 14 morti mentre per l'opposizione più di 50.

La Ue chiede la liberazione degli oppositori
Anticipando parte di un testo di una dichiarazione che Catherine Ashton
una portavoce dell'Alto Rappresentante Ue ha chiesto il rilascio dei manifestanti tunisini arrestati nel corso delle proteste contro il carovita. Il responsabile della politica estera dei Ventisette ha fatto sapere di essere «preoccupata per quanto accade» nello stato del Maghreb. Dopo aver deplorato le violenze e l'uso della forza, la portavoce della Ashton, Maja Kocijancic, ha chiesto «l'immediato rilascio di bloggers, giornalisti, avvocati e altri che manifestavano pacificamente».

Il presidente Ben Ali denuncia atti di terrorismo e ingerenze estere
La risposta è arrivata nel pomeriggio dal presidente Zine al-Abidine Ben Ali (ex generale e successore del padre della patria, Bourghiba, alla guida del paese da un ventennio, il cui mandato dopo una modifica alla costituzione non ha virtualmente limiti temporali). IBen Ali ha accusato in un discorso televisivo le persone coinvolte nei disordini degli ultimi giorni di aver commesso «atti di terrorismo», denunciando «ingerenze estere» che cavalcano il malcontento per la disoccupazione. Insomma, non proprio un atteggiamento conciliatorio, né un segno di voler aprire un dibattito con il movimento di protesta. Ben Ali ha anche promesso, in diretta tv, la creazione di 300mila nuovi posti di lavoro.

I disordini sono, ha argomentato il presidente tunisino, «atti terroristici di bande di giovani picchiatori mascherati». Il presidente ha spiegato che negli ultimi anni si sono «moltiplicate le capacità di creare impiego in tutti i settori» e che lo stesso avverrà nel prossimo anno. «Abbiamo deciso di moltiplicare le opportunità di lavoro nel 2011 e nel 2012», ha detto. Ben Alì ha poi detto che «la legge sarà applicata con chi vuole colpire gli interessi del paese o manipolare i giovani».

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Tags Correlati: Ahmed Nejib Chebbi | Algeria | Ben Alì | Ben Ali Abidine | Catherine Ashton | Catherine Ashtonuna | Kalima | Maja Kocijancic | Thala | Tunisi | Tunisia | Zied el-Heni | Zine Al-Abidine Ben Ali

 

Continuano le proteste
Anche gli studenti si sono uniti stamani all'ondata di proteste che ha sconvolto nelle ultime settimane la Tunisia. I ragazzi delle scuole superiori hanno manifestato oggi a Cartagine, un posto particolarmente significativo visto che è la sede del palazzo del presidente Ben Ali. A riferirlo il blogger Zied el-Heni, che parla anche di manifestazioni svoltesi oggi a Kairouan all'interno del paese e nella vicina Hafouz.

Nella mattinata a Le Kef, capoluogo dell'omonimo governatorato (a 40 chilometri dalla frontiera con l' Algeria), alcuni dimostranti avrebbero dato alle fiamme la sede di una banca, un supermercato e numerosi altri esercizi commerciali. La tensione continua ad essere particolarmente alta al centro del paese, in particolare nei centri di Thala, Kasserine e Regueb, dove secondo le informazioni ufficiali ci sarebbero stati i numerosi morti, in seguito a quella che è stata definita «autodifesa» delle forze di polizia «attaccate» dai dimostranti.

Le cifre discordanti sul massacro
Il bilancio delle vittime degli scontri a Tala e Kasserine secondo l'opposizione è di 20 morti, ma la stima del governo arriva a 14. Per altre fonti come la radio indipendente Kalima i morti sarebbero almeno 16 nella città di Thala, 22 a Kasserine, 2 a Meknassi, 1 a Feriana e 8 a Reguab. Sul suo sito Internet la radio riferisce inoltre testimonianze sul posto che parlano di un massacro civile. La polizia avrebbe aperto il fuoco anche contro il corteo funebre di un manifestante ucciso impedendo la cerimonia e costringendo i presenti ad abbandonare il feretro sulla strada per il cimitero. L'emittente radiofonica parla anche della scoperta di cinque cadaveri nella città tunisina di Talah che sarebbero stati uccisi da esponenti della sicurezza tunisina. Tre dei cadaveri sono ancora all'interno di una caserma e la polizia si rifiuta di consegnarli ai parenti.

Da Natale il paese è in preda a una rivolta senza precedenti - al pari della vicina Algeria - contro la disoccupazione e l'assenza di futuro per i giovani.

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