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Alla Camera trionfa il valzer dei deputati: ecco chi ha vinto e chi ha perso con i 92 cambi di casacca

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2011 alle ore 16:00.

Il futuro della maggioranza è appeso a un filo. Ma se anche il Parlamento dovesse chiudere domani di sicuro un record l'avrebbe già strappato visto che i cambi di casacca alla Camera (al Senato la situazione è molto più tranquilla) hanno ormai toccato quota 92 dall'inizio della legislatura: 65 solo tra i partiti principali dove il primato spetta al Pdl che ha perso per strada ben 42 deputati e ne ha imbarcati solo 2. Ma anche gli avversari non ridono. Non ride, per esempio, il Pd con 12 transfughi e nemmeno l'ex pm Antonio Di Pietro che ha subito una pesante emorragia: era partito con 29 deputati, ora può contare solo su 22 parlamentari.

I più "ballerini"
Tra i transfughi di Montecitorio c'è anche chi, come l'onorevole Maurizio Grassano, non sembra davvero trovare pace. Così il deputato sbarcato alla Camera in sostituzione di Roberto Cota è transitato dalle parti della Lega assai rapidamente per approdare prima tra i liberaldemocratici, nel gruppo misto, e poi da qui verso l'Alleanza di Centro di Francesco Pionati, voltando le spalle ai suoi colleghi e votando la fiducia al governo di Silvio Berlusconi. Ma non è l'unico ad avere avuto più di un ripensamento sulla sua collocazione. Come i due ex democratici Massimo Calearo e Bruno Cesario. Che prima hanno detto addio a Pierluigi Bersani per abbracciare la causa di Francesco Rutelli e della sua Api e poi sono migrati nel gruppo misto. Da dove, per la verità, hanno fatto un ulteriore piccolo salto costituendo insieme a un altro transfugo, il medico siciliano Domenico Scilipoti, un mini-gruppo di responsabilità nazionale.

La grande emorragia dal Pdl
Insomma i ripensamenti sono di casa nell'aula di Montecitorio e a farne le spese è stato soprattutto il Cavaliere. Che, dall'inizio della legislatura, ha in realtà acquisito solo un deputato (l'ex ministro Mario Baccini) e ha visto andar via, con la nascita di Futuro e Libertà, un bel manipolo di parlamentari. Ben 36 (al netto dei due ritorni di Giuseppe Angeli e Souad Sbadi) senza contare poi le migrazioni verso altri lidi: 4 verso il misto e una deputata verso l'Udc. Che pure gli aveva regalato un parlamentare (Deodato Scanderebech subentrato a Michele Vietti) tornato poi tra le braccia di Casini. Risultato: 275 a inizio della legislatura contro i 235 attuali.

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Bersani e Di Pietro però non ridono
Certo Pierluigi Bersani e Antonio Di Pietro non possono comunque gioire degli addii in casa pidiellina visto e considerato che le grane non sono mancate nemmeno tra i loro parlamentari. Così il Pd, che pure era partito forte di 217 deputati, ne ha lasciati per strada 12 (di cui ben 5 verso l'Udc di Casini) e ne ha guadagnato solo uno: l'ex assessore capitolino Jean Touadi che ha mollato Di Pietro. Il quale, dal canto suo, non è riuscito a trattenerne ben 7: tanti se si considera che l'Italia dei valori ne annoverava 29. E ha perso sia a favore dell'Mpa di Raffaele Lombardo (alla cui corte ne sono arrivati due) sia a favore del misto con l'uscita di Antonio Razzi, Americo Porfidia e Domenico Scilipoti, tutti acquisiti alla causa del Cavaliere.

Lega e Udc vincono la battaglia
Numeri alla mano a trarre più vantaggio dai cambi di casacca è il gruppo misto che contava 14 teste a inizio legislatura e ora ne vanta 41. Ma tra i leader possono senz'altro esultare Umberto Bossie Pier Ferdinando Casini, anche se per motivi diversi. Il leader della Lega, infatti, può dormire sonni tranquilli considerando che dall'inizio della legislatura solo un deputato ha abbandonato il Carroccio: il già citato Maurizio Grassano, con la compagine leghista passata da 60 a 59 deputati. Poco male viste le performance pessime che si registrano altrove. E anche Casini può certo dirsi contento. Perché è vero che ben 8 deputati centristi gli hanno girato le spalle (la grossa emorragia si è registrata con l'uscita dei cuffariani capeggiati dall'ex segretario siciliano dell'Udc, Saverio Romano), ma altrettanti si sono aggregati via via. A scapito soprattutto del Pd che ha ceduto a Casini ben quattro deputati (Pierluigi Mantini, Renzo Lusetti, Enzo Carra e Paola Binetti).

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