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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2011 alle ore 14:01.
L'obiettivo si fa via via più ambizioso e il premier Silvio Berlusconi ha confidato ai suoi di poter arrivare a quota 330 deputati rafforzando così la maggioranza. Di più non dice e ai nomi che pure saltano fuori seguono puntuali le smentite. Eppure il lavoro ai fianchi dei possibili transfughi non conosce soste. Perché gli "ambasciatori" del Cavaliere sanno benissimo che la guerra parlamentare sta per ricominciare e già la prossima settimana la maggioranza è attesa al varco nelle commissioni (dove riprenderà l'esame dei decreti attuativi del federalismo) e in aula con la mozione di sfiducia al ministro Sandro Bondi.
Dieci posti tra ministri, vice e sottosegretari: così Berlusconi può tentare i deputati delusi (di Celestina Dominelli)
Il pressing su Fli di Moffa
Un replay del voto del 14 dicembre è dunque vicinissimo e i "cacciatori" di teste sono di nuovo febbrilmente all'opera. Lo è Silvano Moffa, ex finiano e presidente della commissione Lavoro alla Camera, che ancora ieri è tornato ad annunciare l'arrivo di «altri dieci parlamentari provenienti dalle file di Fli, Udc e Idv». Dei suoi contatti con gli ex compagni di partito Moffa, ex braccio destro di Pino Rauti nell'Msi e con in tasca una tessera di giornalista professionista (al Secolo d'Italia), non ha mai fatto mistero. E dopo la sua uscita da Fli, maturata proprio nel giorno della fiducia, ha continuato a sondare le colombe che mal digeriscono la linea marcatamente anti-berlusconiana tenuta fin qui da Fini. A lui il Cavaliere ha affidato il compito forse più difficile: provocare ulteriori smottamenti tra i sodali dell'ex alleato e Moffa sta esercitando un pressing continuo e sottotraccia nella speranza di ricondurne qualcuno all'ovile.
Romano marca stretto i centristi
Se Silvano Moffa marca stretto gli ex colleghi, lo stesso sta facendo anche Saverio Romano, ex potentissimo ras dell'Udc in Sicilia e ora alla guida di un manipolo di deputati che hanno costituito i Popolari per l'Italia di domani, altro puntello pro-premier. Il suo addio a Casini è avvenuto appena qualche mese fa. Di lui si dice che ambisca a un posto di sottosegretario non appena il premier metterà mano a un rimpasto (lo è già stato nel Berlusconi ter), ma il Cavaliere ha sempre negato di voler ricompensare le new entry con qualche posto al governo. Nell'attesa l'ex presidente dell'Ircac, il più grande ente creditizio siciliano, lavora insieme a Moffa al gruppo dei responsabili (di cui potrebbe diventare il nuovo leader), ma soprattutto promuove incontri con alcuni ministri per contribuire alla nascita della sezione italiana del Partito popolare europeo, un pallino che il premier coltiva da sempre.