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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2011 alle ore 06:36.
Stretta Ecofin agli stress test (di Adriana Cerretelli)
BRUXELLES - Rigore nella disciplina di bilancio, ma anche più controlli sulle banche e sulla solidità della finanza privata. La tesi che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti espone ai giornalisti al termine della riunione dell'Ecofin (chiusasi con un sostanziale rinvio sulla proposta della Commissione di rafforzare la «capacità finanziaria» del fondo anticrisi), equivale a una presa d'atto: è cambiato l'approccio nel dibattito in corso sulle cause che hanno prodotto la crisi e sulle soluzioni da mettere in campo.
In sostanza – osserva il ministro – va affermandosi la tesi (avanzata dall'Italia) che in molti casi è la "criticità" del settore finanziario ad aver determinato la crisi dei debiti sovrani di alcuni paesi, Grecia e Irlanda in testa. «Quanto meno si sta consolidando la percezione della doppia natura della crisi»: indebitamento pubblico accanto a un'accentuata esposizione delle banche e del settore privato. «È una svolta, la via maestra». L'incontro di Germania, Finlandia, Francia, Austria, Lussemburgo e Olanda, i paesi a «tripla A»? Per Tremonti, nulla altro che una «riunione tecnica».
Il ministro valuta con soddisfazione il riferimento, che trova riscontro nei documenti più recenti della Commissione, ai «fattori rilevanti» che concorrono a definire la posizione complessiva dei diversi paesi: il risparmio privato, la consistenza ma anche la composizione del debito pubblico, l'effetto delle riforme strutturali già approvate, la solidità del sistema del credito.
Per quel che riguarda l'Italia – aggiunge Tremonti che cita i dati della Bri – occorre tener conto tra l'altro che le nostre banche «sono esposte solo per 22 miliardi di euro» nei confronti dell'Irlanda, molto meno di quanto accade ad altri grandi paesi tra cui Germania (150 miliardi), Regno Unito (circa 180 miliardi), Francia (65 miliardi). «Tutti fanno valere il loro punto di vista ma il minore grado di esposizione delle nostre banche è un valore che conta».
Tremonti cita l'eresia monofisita del 1400 per sottolineare come vi sia chi ritiene che la crisi sia dipesa dalla finanza pubblica, «mentre la nostra opinione è che finanza pubblica e finanza privata sono correlate l'una all'altra». Ciò non esime il nostro paese, alle prese con un debito pubblico che si avvicina alla soglia del 120% del Pil, di proseguire sulla strada del risanamento dei conti.