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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2011 alle ore 12:16.
Un passaggio di testimone quasi in famiglia. Guido Bortoni, nuovo presidente designato dal Governo per l'Autorità dell'energia, ha lungamente lavorato con il presidente uscente Alessandro Ortis occupando la postazione nevralgica di direttore centrale per il mercato, prima di passare al ministero dello Sviluppo. Rigore tecnico e grande sintonia tra i due, dicono i bene informati.
Scelta di assoluta continuità
Il compito di Bortoni è facilitato dall'esperienza e da una scelta di assoluta continuità. Ma è comunque complicato da uno scenario denso di appuntamenti cruciali, segnato da quello che dovrebbe essere il definitivo passaggio dai retaggi del vecchio monopolio alla liberalizzazione totale, ancora immatura.
Come Ortis un passaggio al ministero dello Sviluppo
Guai a scandalizzarsi se Bortoni viene proiettato sulla poltrona del regolatore indipendente con un passaggio diretto dal ministero dello Sviluppo, dove ha svolto negli ultimi mesi proprio il ruolo di regista tecnico delle questioni energetiche. Con Ortis, si ricorderà, era avvenuta la stessa cosa. E Ortis, catapultato all'Authority, non ha guardato in faccia nessuno, procurandosi non poche critiche e rimbrotti dai potenti dell'energia italiana. Compresi gli occupanti del suo ex ministero.
Appuntamenti curciali per il nuovo presidente
Un nuovo presidente se ne va. Un buon presidente arriva. Dovrà gestire, dicevamo, appuntamenti cruciali. A partire dal "libera tutti" delle tariffe di luce e gas per le famiglie e i piccoli clienti, superando l'attuale sistema dei prezzi battezzati in maniera un po' criptica "di maggior tutela", che non fanno altro che raccogliere l'essenza e la sostanza delle vecchie tariffe amministrate, dedicate con quasi assoluta analogia a chi non ha deciso e ancora non decide di passare alle offerte formulate dagli operatori sul mercato libero.
Dalla squadra dei commissari arriverà sostegno a Bortoni?
La squadra dei commissari sorreggerà Bortoni? Qualche autorevole dubbio circola. Federico Testa, ex responsabile delle politiche energetiche del Pd e dimissionario proprio sull'onda delle polemiche sui nomi dei nuovi governanti dell'energia, non gradisce il mix di nomi del nuovo collegio dell'autorità. Chiedeva, ribadisce, competenze più dirette e non un mix di dottrina economica e discipline giuridiche, che secondo qualcuno può essere utile a fare da cuscinetto con la politica, ma secondo altri esponenti espone l'Authority alla peggiore insidia: quella delle indebite ingerenze.