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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2011 alle ore 10:54.
Dopo la scelta rivoluzionaria, adesso è il tempo delle telefonate, febbrili, continue, sull'asse Parigi – Spinea. Ci sono conferenze stampa e presentazioni ufficiali da organizzare, e soprattutto programmi tecnici da mettere a punto. Perché l'altro vertice che chiude il triangolo geografico e l'orizzonte futuro di Federica Pellegrini è Londra, cioè Londra 2012, quindi le Olimpiadi che segneranno il culmine della carriera della più grande campionessa di sempre del nuoto italiano. E immaginando quei cinque cerchi e quelle medaglie da conquistare, che Federica ha voluto la svolta. "Un'Olimpiade val bene Parigi", ha pensato forse la regina del nuoto nostrano. E allora, nel giro di pochi giorni, addio a Stefano Morini e ok al nuovo legame tecnico con Philippe Lucas, allenatore transalpino che con la storia di Fede c'entra, eccome.
Sergente di ferro – Capelli biondi lunghi, magliette a maniche corte con qualsiasi temperatura, barba folta, occhiali da sole un po' improbabili, una media di otto anelli alle mani (percentuale non da poco, tenuto conto che le dita disponibili sono dieci...), fama di sergente di ferro delle piscine, dal carattere burbero e irremovibile. Questa la nomea (e il look) che ha accompagnato Lucas verso il sodalizio tecnico con Federica. Di più. Il transalpino era l'allenatore di quella Laure Manadou che di SuperFede è stata rivale in piscina e a bordovasca, essendo stata fidanzata con Luca Marin, attuale compagno della Pellegrini. Intrecci se possibili ancor di più complicati dal viaggio al contrario che Federica sta per compiere, rispetto a quello di Laure: la Pellegrini a Parigi per essere seguita da Lucas, La Manadou che nella primavera del 2007 si trasferì per poche settimane per allenarsi a Torino, proprio dopo la rottura col suo allenatore e mentore
I motivi dell'addio – Val la pena ripercorrere almeno sinteticamente le tappe che hanno portato la Pellegrini alla svolta "parigina": la traumatica morte di Alberto Castagnetti, cittì azzurro e suo allenatore, poco dopo i trionfali mondiali di Roma2009; la scelta, dopo mesi di inevitabili incertezze, di Stefano Morini come guida tecnica. Da lì, il contraddittorio europeo in vasca corta ad Eindoven nel novembre scorso (oro inedito sugli 800 stile libero; stop sui 400 per un nuovo inatteso attacco d'ansia) e il flop ai mondiali di dicembre – sempre nella poco amata vasca corta – a Dubai (un bronzo sui 400 stile libero). Più che i risultati, però (del resto gli appuntamenti in vasca corta erano visti come tappe di passaggio verso i mondiali di luglio a Shangai) a far saltare il legame con Morini è stata la mancanza di un feeling tecnico-umano a lungo cercato, e mai trovato. Una certa indulgenza caratteriale del tecnico non gradita all'atleta (abituata alle asprezze, ma anche alla schiettezza, di Castagnetti); il non approfondito lavoro su aspetti specifici su cui Federica ha ancora ampi margini di miglioramento (vedi le virate), la divulgazione da parte di Morini – in convegni pur autorizzati dalla Federnuoto – di appunti di lavoro e tabelle di allenamento utilizzate da Castagnetti ad hoc per Federica. Un mix di errori e incomprensioni che ha portato alla rottura, preannunciata dalla stessa campionessa veneta già a Dubai e concretizzatasi a inizio gennaio