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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2011 alle ore 08:13.

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ROMA - Non ha voluto aspettare i cinque giorni previsti dalla legge per la notifica della sentenza e ha deciso di costituirsi subito. Salvatore Cuffaro, detto Totò, ex presidente della regione siciliana, senatore del PID (Popolari Italia Domani; il movimento siciliano in rotta con Casini), da ieri pomeriggio alle 16,35 è in carcere per scontare la condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia e rivelazione di segreto istruttorio. Aveva sperato fino all'ultimo, pregando la Madonna cui è molto devoto nella chiesa della Minerva nel cuore di Roma, che dalla Corte di Cassazione potesse arrivare la sentenza che lo scagionasse da quell'infamante accusa di mafia che lui ha sempre respinto. E venerdì sembrava che la Madonna avesse fatto il miracolo visto che lo stesso procuratore generale Giovanni Galati aveva chiesto che fosse rettifficata la sentenza della corte d'appello palermitana che aveva condannato l'ex governatore a sette anni. Per Galati mancavano le prove del favoreggiamento alla mafia. Se la seconda sezione penale della Cassazione presieduta da Antonio Esposito avesse accolto questa richiesta oltre a cadere l'accusa di mafia sarebbe cambiato il destino dell'ormai ex senatore considerato che il favoreggiamento semplice sarebbe andato in prescrizione ad aprile mentre l'altro reato era già stato prescritto.

A quel punto l'ex senatore avrebbe potuto dedicarsi all'altro processo che si sta celebrando a Palermo in cui è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa: i pm hanno chiesto dieci anni mentre la difesa sostiene il ne bis in idem e a metà febbraio è prevista la sentenza. Così non è andata e qualche minuto dopo le 14 una punto grigia con a bordo tre uomini dei Ros dei carabinieri è arrivata davanti all'abitazione romana di Cuffaro in via del Pantheon 57 dove Totò si trovava con i familiari e alcuni compagni di partito, tra cui il fedelissimo Saverio Romano, che nel frattempo lo avevano raggiunto: «Sono stato un uomo delle istituzioni, ho avuto un grande rispetto per la magistratura – ha detto all'uscita Cuffaro -. Questa prova non è stata e non è facile da portare avanti ma ha rafforzato in me il rispetto delle istituzioni. La magistratura è una istituzione quindi la rispetto anche in questo momento di prova, ha accresciuto in me la fiducia nella giustizia e soprattutto ha rafforzato la mia fede. Se ho saputo resistere in questi anni difficili è soprattutto perché ho avuto tanta fede e la protezione della Madonna. Affronterò la pena come è giusto che affronti un uomo che ha servito le istituzioni e che in questo momento viene messo a sopportare questa prova. È giusto che sia così. L'ho lasciato come insegnamento ai miei figli, devono avere fiducia nella giustizia e rispetto nelle istituzioni».

La Cassazione ha confermato, come ha sottolineato il capo della Procura di Palermo Francesco Messineo, l'impianto accusatorio elaborato dai magistrati in primo grado e ha confermato anche le condanne per tutti gli altri imputati del processo Talpe alla Dda a partire dall'ormai ex ingegnere e manager della sanità Michele Aiello (condannato a 15 anni e sei mesi) considerato il prestanome del boss Bernardo Provenzano.
A Cuffaro è arrivata la solidarietà di molti esponenti politici. A partire da Pier Ferdinando Casini e Marco Follini, con cui ha condiviso buona parte del suo percorso politico, e che si dicono «umanamente dispiaciuti per la condanna di Totò Cuffaro ed esprimono rispetto per la sentenza ma non rinneghiamo tanti anni di amicizia e resta in noi la convinzione che Cuffaro non sia mafioso». Mentre l'attuale presidente della regione siciliana Raffaele Lombardo si dice «amareggiato», il ministro per i Beni culturali Sandro Bondi esprime quello che è un sentimento diffuso: «Rispetto la sentenza, anche se non riesco a credere alla verità delle accuse nei confronti di Cuffaro».


Dal Pdl a Cuffaro la solidarietà dei parlamentari. Maurizio Gasparri, presidente del gruppo al Senato dice: «Cuffaro affronta un percorso drammatico senza sottrarsi a un epilogo che ieri la proposta di un alto magistrato sembrava escludere. Per queste ragioni gli esprimo umana comprensione in ore che le proposte del procuratore avevano fatto immaginare diverse». Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, in una nota congiunta esprimono solidarietà e affermano «Ci ha convinto più la procura della Cassazione che il collegio giudicante». E Calogero Mannino, l'ex ministro dell'Agricoltura che di Cuffaro fu padre politico, dice «che si tratta di una «condanna sproporzionata e inaccettabile». Da sinistra profondo rispetto per la dignità con cui ha affrontato la condanna: lo si evince dalle parole di Rita Borsellino e Enzo Bianco e del leader regionale del Pd Giuseppe Lupo. Si smarca l'Idv e Leoluca Orlando è netto: «Con Cuffaro progressivo deterioramento economico, culturale ed etico».

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