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Berlusconi resiste nel suo fortino. Intanto il Pdl prepara alla Camera l'argine anti-pm

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 16:52.

Wait and see, calma e gesso. Silvio Berlusconi resiste nonostante l'assedio, giudiziario e politico, al suo fortino. E ai fedelissimi, che stasera alle 21 ha convocato a palazzo Grazioli per fare il punto della situazione (presenti, oltre ai capigruppo e ai coordinatori, anche l'avvocato Niccolò Ghedini e il ministro Angelino Alfano), chiederà di continuare a resistere. Perché il premier, sia chiaro, non ha alcuna intenzione di mollare. E nemmeno l'ultimo monito del Vaticano, lanciato ieri attraverso la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco al consiglio episcopale della Cei, lo ha convinto a cedere. Il Cavaliere si è limitato a incassare e ha incaricato Gianni Letta di continuare a lavorare su quel fronte in attesa del faccia-a-faccia con i vertici della chiesa l'11 febbraio per l'anniversario dei Patti lateranensi.

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Letta al lavoro per ricucire il dialogo con il Vaticano
Al sottosegretario, dunque, il compito, come sempre, di provare a ricostruire un canale di dialogo con il Vaticano che il premier penserà poi a puntellare presentando alle gerarchie ecclesiastiche nuovi provvedimenti in difesa della famiglia e della vita, a cominciare dal testamento biologico. Per il momento, però, nessun contatto diretto tra il Cavaliere e gli emissari del pontefice. «Berlusconi ha ben altro a cui pensare - ragiona uno dei suoi fedelissimi -. Certo l'invito di Bagnasco lo ha colpito, ma ora deve pensare soprattutto a come uscire dall'angolo». Per questo il premier vuole puntare sulla sfiducia al ministro Sandro Bondi («è un'altra mozione contro il governo», aveva detto ieri non a caso Fabrizio Cicchitto commentando la mozione contro il ministro) per trasformarlo in una ennesima prova di forza.

Oggi riparte il lavoro della giunta per le autorizzazioni
Certo i problemi legati al caso Ruby restano, ma Niccolò Ghedini e Piero Longo lavorano a una strategia dilatoria che "sconfessi" in toto la competenza della procura di Milano e che si avvalga anche dell'argine politico costruito dal Pdl alla Camera. Oggi, infatti, la giunta per le autorizzazioni a procedere è tornata a riunirsi per esaminare il dossier del premier e per ascoltare le parole del relatore Antonio Leone (Pdl), che ha sostenuto la tesi del "fumus persecutionis" nei confronti del premier. L'orientamento è quindi favorevole al Cavaliere: la giunta è intenzionata a dichiarare l'incompetenza funzionale dei pm meneghini e la necessità di passare la mano al tribunale dei ministri. Esattamente ciò che sostiene il pool difensivo di Berlusconi. Poi l'ultima parola spetterà all'aula della Camera ma è chiaro che il Pdl proverà a cavalcare il significato politico del verdetto della giunta. Che non ostacolerà il lavoro dei magistrati e la richiesta di rito immediato, ma avrà un ruolo fondamentale nella strategia del premier pronto a ingaggiare una lotta senza quartiere con i magistrati.

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Ecco le testimonianze a favore del premier
All'esame dei parlamentari ci sono anche i verbali degli interrogatori raccolti dai legali del Cavaliere (gli stessi depositati alla procura di Milano) che hanno ascoltato una trentina di persone negli ultimi giorni dell'ottobre 2010. Nell'elenco delle testimonianze figurano Michele Apicella, Carlo Rossella, Giuseppe Spinelli, il medico personale di Berlusconi Alberto Zangrillo, Lele Mora, Aida Yespica, Nicole Minetti, Barbara Faggioli, Marysthell Garcia Polanco, l'europarlamentare Licia Ronzulli, la deputata del Pdl Maria Rosaria Rossi e il sottosegretario all'Attuazione del programma Daniela Santanchè. Di Ruby invece è stata richiesta e ottenuta una dichiarazione scritta. La Giunta tornerà a riunirsi domani e il voto potrebbe arrivare nella giornata di giovedì, ma l'opposizione è decisa a dare battaglia anche se i numeri in giunta sono decisamente a favore del premier (11 membri per la maggioranza e 10 per il centro-sinistra).

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