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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2011 alle ore 19:13.
MOSCA - Mosca è in lutto per le 35 vittime dell'attentato all'aeroporto di Domodedovo. All'ingresso della sala di arrivi internazionali ancora chiusa ai passeggeri la gente in partenza porta fiori e candele. Dei 180 feriti più della metà si trova ancora in ospedale. Circa 30 feriti sono in condizioni gravi.
Autobomba nel caucaso russo: quattro morti e sei feriti
Tutte le vittime dell'attacco dinamitardo sono state identificate, tranne il presunto terrorista, un uomo sui 30-40 anni, di cui è rimasta soltanto la testa, mozzata dall'esplosione. Gli investigatori hanno diffuso l'identikit del presunto terrorista, che sarebbe arrivato a Mosca dal Caucaso insieme ad altri quattro complici, due uomini e due donne, di cui una era saltata in aria il 31 dicembre scorso mentre si stava mettendo addosso una cintura esplosiva.
Secondo le fonti dei servizi segreti la donna doveva farsi esplodere in mezzo alla folla che tradizionalmente si riunisce sulla Piazza Rossa per festeggiare l'arrivo dell'Anno Nuovo.
Il detonatore della bomba, collegato a un telefono cellulare, sarebbe invece stato attivato da un messaggio sms di auguri che gli operatori di telefonia mobile tradizionalmente mandano l'ultimo dell'anno ai propri clienti. La stampa russa ha scritto che «lo spam telefonico ha salvato centinaia di vite».
Il primo ministro, Vladimir Putin, ha dichiarato che apparentemente l'attacco a Domodedovo «non aveva radice cecene». Negli ultimi due anni il centro terroristico del Caucaso si è spostato verso il Daghestan: le due donne kamikaze che il 29 marzo scorso si erano fatte esplodere nella metropolitana di Mosca erano arrivate da questa piccola repubblica caucasica.
Intanto nel paese sale la polemica sui di buchi vistosi nella sicurezza che hanno permesso un nuovo bagno di sangue a pochissimi mesi dalla strage nella metropolitana di Mosca. Il premier Vladimir Putin ha promesso «vendetta», mentre il presidente Dmitrij Medvedev, che a causa dell'attentato ha dovuto ridurre a poche ore la propria presenza al Forum economico di Davos, si è scagliato contro la polizia, una delle strutture più corrotte del paese.
Per primo è stato silurato il generale della polizia, Andrej Alekseev, ex responsabile di Mosca della sicurezza dei sistemi di trasporto, mentre il ministro degli Inetrni, Rashid Nurgaliev, ha dichiarato che le purghe riguarderanno tutte le strutture della polizia di Mosca, da cima a fondo.