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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2011 alle ore 14:57.
Dodici miliardi di dollari all'anno. Potrebbe essere questo il costo pagato dalla comunità internazionale a causa delle incursioni dei pirati e soprattutto di quelli somali che, nonostante la massiccia presenza di flotte militari internazionali, hanno progressivamente allargato il loro raggio d'azione a buona parte dell'Oceano Indiano. A fare i conti dei danni provocati dalle ciurme di banditi del mare ha provveduto uno studio del think tank statunitense One Earth Future.
Secondo il Rapporto, il costo finanziario della pirateria marittima è stimato in tutto il mondo intorno ai 12 miliardi di dollari in buona parte dovuti alle attività dei pirati somali che coprono l'area strategica dello Stretto di Bab el Mandeb e del Mare Arabico e incassano cospicui riscatti dal sequestro delle navi in transito.
Attualmente nelle mani dei pirati somali vi sono 28 navi e 660 membri d'equipaggio. Nel 2009 i riscatti consentirono ai criminali del mare di incassare una cifra stimata tra i 120 e i 150 milioni di dollari ma l'anno scorso l'importo dei riscatti è aumentato fino a raggiungere la cifra record di 9,5 milioni di dollari pagati dall'armatore del cargo coreano Samho Dream
Come ha specificato Anna Bowden, autrice del rapporto per il think tank del Colorado, i riscatti sono solo una delle numerosi voci che contribuiscono ad alzare i costi che la comunità internazionale deve pagare a causa dei pirati.
«Molte navi affrontano rotte alternative, come la circumnavigazione dell'Africa, per evitare le aree dove operano i pirati, con un costo di circa 2,4/ 3 miliardi di dollari annui». Altri costi per gli armatori sono determinati dagli equipaggiamenti di sicurezza, dall'imbarco di personale armato (se gli stati di bandiera lo consentono), dai premi assicurativi schizzati alle stelle per le navi che attraversano l'Oceano Indiano. Non vanno dimenticati i costi per la mobilitazione delle flotte militari, cifra sulla quale il rapporto "Oceans Beyond Piracy" non entra nei dettagli ma che dovrebbe superare il miliardo di dollari annui considerato che tre mesi di missione di una fregata della marina italiana costano circa 9 milioni di euro (100 mila euro al giorno). Altri costi sono determinati dagli organismi internazionali mobilitati contro la pirateria e dai processi ai pirati catturati in flagranza di reato effettuati dai tribunali di Kenya e Seychelles in base ad accordi finanziati dall'Unione europea. Anna Bowden ritiene che la stima di dodici miliardi di dollari potrebbe dover essere rivista al rialzo specie tenendo conto dell'incremento del fenomeno registrato dal recente Rapporto della Camera di Commercio Internazionale (ICC) e dell'International Maritime Bureau (IMB).