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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 19:40.
Il premier Silvio Berlusconi è pronto a raccontare la sua verità sul caso Ruby al tribunale dei ministri, ma non ai magistrati milanesi che lo accusano di concussione e prostituzione minorile. «Sia chiaro che io non ho alcun timore di farmi giudicare. Davanti ai magistrati non sono mai fuggito, e la montagna di fango delle accuse più grottesche e inverosimili in 17 anni di persecuzione giudiziaria non ha partorito nemmeno un topolino: i mille magistrati che si sono occupati ossessivamente di me e della mia vita non hanno trovato uno straccio di prova che abbia retto all'esame dei tribunali».
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Il premier: pronto a parlare davanti al tribunale dei ministri
In un videomessaggio ai promotori della libertà di Michela Brambilla, il premier torna così a sparare a zero contro i magistrati, in particolare quelli della procura di Milano, protagonisti dell'inchiesta sul caso Ruby, e sottolinea di aver diritto a presentarsi di fronte al suo giudice naturale «che non è la procura di Milano ma il tribunale dei ministri che non è un tribunale speciale fatto apposta per me, ma è composto da giudici scelti per sorteggio. E avendo la coscienza totalmente tranquilla, lo farò appena sarà stata ristabilita una situazione di correttezza giudiziaria».
Il governo andrà avanti
Insomma, il Cavaliere ribadisce la strategia concordata con i suoi legali: non si presenterà davanti ai giudici milanesi che sono comunque decisi a chiedere il rito immediato. Il Cavaliere, però, non si mostra affatto intimorito e assicura che l'esecutivo andrà avanti. «Io vado avanti nell'interesse del Paese che mi ha scelto come capo del governo e che non ha mai rinnegato questa scelta, e lo farò fino a quando sentirò la fiducia degli elettori e della maggioranza del Parlamento, che sono gli unici capisaldi di ogni vera democrazia. Noi governiamo, e continueremo a governare, il fango ricadrà su chi cerca di usarlo contro di noi».