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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 13:14.
Chi si aspettava oggi a Palazzo Chigi un premier abbattuto dalle ultime rivelazioni sull'affaire Ruby si è dovuto rapidamente ricredere. Perché Silvio Berlusconi si è presentato ai suoi ministri tonico e più battagliero che mai. «Io sono tranquillo e anche voi non dovete farvi demoralizzare. Dobbiamo andare avanti, pensando alle cose concrete, ai problemi quotidiani che hanno gli italiani».
Insomma, la strategia del Cavaliere non cambia: bisogna diffondere l'immagine del "governo del fare" distogliendo l'attenzione dalle serate ad Arcore. Anche perché, dice serafico il premier, «siamo in una democrazia, non in uno stato di polizia, non dobbiamo farci travolgere e gli atti di questi pm sono già stati respinti dalla giunta per le autorizzazioni alla Camera».
Berlusconi: Fini deve dimettersi
Un tassello, quest'ultimo, centrale nella manovra messa su da Berlusconi. Sempre intenzionato a disarcionare il presidente della Camera. «Fini non può essere il capo di una fazione e il presidente della Camera, si deve dimettere», ragiona il Cavaliere con i suoi. Che continuano non a caso a intonare il ritornello delle dimissioni di Fini dallo scranno più alto di Montecitorio. La tensione tra il premier e il leader di Fli è ormai alle stelle, una lotta senza quartiere che ieri, tra l'intervento di Frattini al Senato sulla casa di Montecarlo in mezzo alle proteste dell'opposizione e la successiva denuncia a opera di un sedicente militante di Fli, che contesta al ministri l'abuso d'ufficio, ha raggiunto il massimo livello. Ma Berlusconi non è assolutamente intenzionato a mollare la presa: vuole stringere all'angolo il presidente della Camera e continuare nella sua opera di allargamento della maggioranza. «I pm ci hanno ostacolato - ha ammesso con i ministri - ma vedrete che in dieci giorni il progetto ripartirà». Il suo principale alleato, Umberto Bossi, suggerisce però cautela. «Gianfranco Fini, deve dimettersi? «Io penso che bisogna fare meno casino e abbassare i toni». Quanto all'allargamento della maggioranzaannunciato dal premier il Senatur non si sbilancia. «Vediamo su che basi e per che cosa».