Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 07:46.
Atti al mittente, sentenzia la giunta per le autorizzazioni a procedere, perché il reato di concussione contestato a Silvio Berlusconi «sembra di natura ministeriale». Ergo: la Procura di Milano non è competente a indagare né ha titolo per chiedere alla camera il via libera alla perquisizione negli uffici di Giuseppe Spinelli, contabile di fiducia del premier, ma deve passare la mano al Tribunale dei ministri. La "sentenza" passa con 11 voti contro 8 e ora dovrà essere confermata dall'aula. Ma è il primo passo verso il conflitto con i pm milanesi davanti alla Corte costituzionale.
Spunta un'altra minorenne ad Arcore, nuove carte dei pm (di Nicoletta Cottone)
Berlusconi contro Fini: sempre più incompatibile. Bocchino: premier mandante del dossieraggio (di Celestina Dominelli)
Escluso che a sollevare il conflitto sia la Procura, due sono le strade possibili, sebbene impervie: che a rivolgersi alla Corte sia il governo o che a farlo sia la camera. La prima avrebbe il vantaggio della rapidità, perché basta una delibera del Consiglio dei ministri, senza bisogno di un voto in parlamento. La seconda, più lunga, imporrebbe un passaggio preliminare: la richiesta di Berlusconi al presidente della Camera Gianfranco Fini di incardinare il conflitto a Montecitorio, come fece nella scorsa legislatura il ministro Altero Matteoli con l'allora presidente Fausto Bertinotti, che autorizzò. Il premier potrebbe decidere di passare sotto le forche caudine del suo acerrimo nemico per metterlo «in imbarazzo», accettando il rischio che gli dica di no. Un rischio concreto, perché nessuna legge dà al parlamento il potere di stabilire la natura ministeriale di un reato. Tant'è che Giuseppe Consolo (all'epoca Pdl, ora finiano, ieri assente in giunta) sponsorizzò il suo famoso «Lodo» per colmare questo vuoto (ma la proposta si arenò, anche per il no della Lega). Peraltro, poiché non è la prima volta che le Camere forzano la mano, la questione è finita davanti alla Cassazione e alla Consulta ma entrambe devono ancora pronunciarsi: la prima, il 25 febbraio (Diliberto contro Castelli), la seconda in data ancora da definire (Matteoli).
Ieri, il conflitto tra poteri è stato ipotizzato da alcuni deputati Pdl della giunta che, con un piccolo colpo di scena, hanno abbandonato la linea proposta inizialmente dal relatore Antonio Leone (negare il via libera alla persecuzione per l'esistenza di un fumus persecutionis della Procura) optando per la «restituzione degli atti» ai pm «incompetenti». Secondo Maurizio Paniz, l'intervento di Berlusconi sulla Questura di Milano, quando Ruby fu fermata, «fu finalizzato a proteggere i rapporti internazionali» visto che la ragazza aveva raccontato di essere la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak. Insomma, Berlusconi avrebbe telefonato al capo di gabinetto della Questura Piero Ostuni in qualità di presidente del Consiglio perché davvero credeva che Ruby fosse la nipote di Mubarak. «Lo ha detto lui nella telefonata – spiegano i berlusconiani - e lo ripete lei nelle dichiarazioni ai difensori del premier. Quindi, Berlusconi era in buona fede». Di qui la competenza del Tribunale dei ministri.