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ElBaradei lancia la sfida a Mubarak

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 06:37.

IL CAIRO - Midan Tahrir, la Piazza della Liberazione, il teatro della protesta contro Mubarak che oggi partirà dalle moschee, è un luogo simbolico: Nasser ci piantò in mezzo due monoliti di stile sovietico, Sadat la aprì completamente al traffico, Mubarak ha tentato di farne, con scarso successo, una vetrina della modernità. Adesso, congestionata dal moto perpetuo e strombazzante delle auto, forse cerca un nuovo architetto e padrone del paese.Mohamed ElBaradei, ex direttore dell'Aiea e premio Nobel per la pace, tornato in patria ricevuto da una clamorosa accoglienza mediatica e da una foresta di telecamere, si candida come l'anti-Faraone e ha annunciato che parteciperà alle manifestazioni, precedute ieri da scontri furibondi a Suez, un morto nel Sinai e altri segnali che scandiscono un'attesa fatale. La Borsa ha perso oltre il 10%, un record negativo, mentre la lira egiziana si è abbattuta al tappeto, stremata dalla sfiducia dei mercati.


La tensione è tale che si accavallano, con frenesia, notizie vere e presunte, così come aumentano gli arresti, oltre un migliaio in tutto il paese. Ieri il ministero dell'interno egiziano ha avvertito che adotterà «misure decisive» contro i manifestanti che intendono protestare di nuovo oggi. Il campionato di calcio è stato fermato dopo che gli scontri di Ismailia sono stati innescati in occasione di un partita mentre sui siti internet, dove è esplosa una battaglia elettronica tra il governo - che censura Facebook e Twitter - e gli hacker, si legge che oggi potrebbero essere sospese le comunicazioni con i telefoni mobili durante l'ora della preghiera.

Fuori dal Cairo, relativamente tranquilla e con importanti misure di sicurezza nella zona centrale e all'aereoporto, si sono combattute aspre battaglie. A Suez, tra spari e lanci di lacrimogeni, sono andati a fuoco vari edifici dell'amministrazione locale, una caserma dei pompieri e una parte dell'ospedale. Mentre i blindati proteggevano la sede del Partito nazionale democratico di Mubarak, la protesta si estendeva all'area industriale dove centinaia di operai sono scesi in sciopero chiedendo aumenti salariali.

Suez è la città del Canale, una zona franca che ha attirato i capitali stranieri, in particolare da qualche tempo quelli cinesi, evoca guerre sanguinose del passato e blocchi internazionali del traffico navale: uno scenario che inevitabilmente desta le preoccupazioni degli investitori e deprime i mercati. Ma sul Canale tutto è esploso quando la polizia ha rifiutato di consegnare alle famiglie i cadaveri dei manifestanti uccisi l'altro giorno, sepolti in tutta fretta senza effettuare l'autopsia. Si è sparato e ucciso anche nel Sinai a El Sheikh Zouayed, a pochi chilometri dagli hotel dei vacanzieri di Sharm el Sheik. Un giovane, Muhammad Atef, 22 anni, è stato colpito da un proiettile dei poliziotti. Migliaia di manifestanti hanno poi bloccato l'autostrada che collega Israele all'Egitto.

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L'uomo giusto per la svolta democratica

IL CAIRO - Lasciati alle spalle gli onori della scena mondiale come presidente dell'Agenzia

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Mentre i Fratelli musulmani, che finora sono stati dietro le quinte, oggi si mobilitano in massa per presidiare le moschee, la loro roccaforte naturale, ElBaradei al suo arrivo al Cairo da Vienna ha rilasciato dichiarazioni battagliere nei confronti di Mubarak e del governo: «Qui non si torna indietro, continuerò a sostenere la svolta e chiedo al regime di fare altrettanto prima che sia troppo tardi». Il leader del Movimento per il cambiamento, piattaforma di protesta della società civile, ha aggiunto che «sono state ignorate tutte le richieste di apertura e di riforma, quindi bisogna dare merito ai giovani che sono andati in strada».

Il premio Nobel sta accentuando i toni, gli attribuiscono persino dichiarazioni avventate e poi smentite come quella che «sarebbe pronto a prendere il potere per la transizione». Ma questa accelerazione, forse impressa dal suo entourage, deriva dal fatto che la società civile un po' gli rimprovera di avere atteso troppo all'estero l'evolversi degli eventi.

Il regime di Mubarak mostra il pugno ma tenta anche qualche apertura. Safwat El Sherif, presidente del Consiglio della Shura, il Senato, ha dichiarato che i giovani hanno diritto di esprimersi con ogni mezzo e sono «nel cuore del presidente egiziano Mubarak e del partito». Parole che in altri momenti potrebbero convincere gli egiziani più miti e che adesso sembrano depositate sulle lingue di legno di burocrati.
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