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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 22:09.
«Il centrodestra non può essere quotidiana invettiva tra questa e quella istituzione. Chi è stato eletto per governare non deve sentirsi sovrano al di sopra delle leggi». Non usa il fioretto il presidente Gianfranco Fini per polemizzare a distanza con il premier, nel corso dell'incontro in un ristorante sulle colline torinesi con i sostenitori di Futuro e Libertà. «Non ci si può difendere dai processi - ha detto ancora Fini - ma nei processi. Il rischio è di alimentare un clima quotidiano di scontro». Spera che gli italiani abbiano capito che non si può addossare la responsabilità sempre a qualcuno: «ai comunisti, ai giornalisti, agli alleati che non hanno capito. Continuando di questo passo se la prenderà con gli alieni».
Il successo di Cetto La Qualunque? Una finzione che fotocopia la realtà
Per Fini il successo del film «Qualunquemente», dove Cetto La Qualunque è impersonato da Antonio Albanese, sta «nel fatto che in apparenza è una finzione, ma è anche la fotocopia della realtà». E «quello che ci aspetta domani è ancora peggiore se non vi poniamo mano». E da Cetto La Qualunque passa al caso Ruby.
Uno scempio candidare chi non ha merito
Sottolinea che è uno scempio candidare chi non ha merito. «Nello stesso momento in cui si parla di meritocrazia, in cui si dice scegliamo i ragazzi più bravi, si dice che chi vale alla fine ottiene, nello stesso momento si garantisce l'elezione a listino bloccato a chi mi sembra non abbia grandi meriti, se non una presenza fisica e una predisposizione a fare cose che non hanno nulla a che spartire con la politica». Incassa applausi il leader del Fli quando dice alla platea che «tacere di fronte a questo scempio vuol dire in qualche modo essere corresponsabile».
I problemi non si risolvono con la bacchetta magica
«I problemi - ha detto Fini - non si risolvono con la bacchetta magica: vogliamo un centrodestra che smetta di raccontare favole ai bambini e che dica agli italiani che bisogna bere delle medicine amare». Non mi interessa, dice Fini, «quel che è accaduto o quel che accadrà su certi temi, ma mi interessa che la politica dia una prospettiva agli italiani sulle grandi questioni economiche e sociali. Forse il presidente del consiglio non si è accorto che il paese è stanco, che non ha più fiducia, che è un momento in cui i ragazzi hanno paura che il domani sia peggio di oggi». Berlusconi, ha detto Fini, «è diventato uno dei principali personaggi di quel teatrino della politica» che egli stesso aveva censurato con la sua discesa in campo. (N.Co.)