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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 16:00.
Non c'è «nessuna foto hard» negli atti dell'inchiesta avviata dalla Procura di Milano sul cosiddetto caso Ruby. La conferma arriva dallo stesso procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati. Una precisazione, sottolineano in ambienti giudiziari milanesi, che non è interpretabile come una smentita all'articolo pubblicato oggi su "Il Fatto quotidiano" che parla di una «riffa sulle foto senza veli» del presidente del Consiglio, con «avvocati e agenzie pronti a vendere lo scoop».
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«Il Fatto - spiegano in Procura - parla di altre foto che sarebbero in mano ad avvocati ed agenzie che sarebbero pronti a venderle. È un'altra storia che non centra nulla con l'inchiesta e di cui la Procura di Milano non sa nulla». Il quotidiano diretto da Antonio Padellaro non si riferisce infatti a fotografie presenti negli atti dei pm milanesi ma a foto che circolano liberamente «sul mercato» e «valgono tantissimo». In una di queste, Silvio Berlusconi sarebbe ritratto senza vestiti e circondato da alcune ragazze.
Ghedini: se ci sono foto sono false, occhio al codice
La reazione dei legali del premier non si è fatta attendere. Gli avvocati - nonchè parlamentari pdl - Niccolò Ghedini e Piero Longo hanno infatti annunciato di aver «provveduto a presentare apposita denuncia contro ignoti all'autorità giudiziaria competente ed al garante della privacy sia per l'ipotesi di cui all'art. 615 Bis c.P. sia per l'eventualità che vengano diffuse immagini falsamente costruite». Ghedini e Longo fanno osservare «che se davvero fossero state offerte ai giornali foto siffatte sarebbero da ritenersi sicuramente e palesemente false, frutto di montaggi e/o di manipolazioni, non essendo possibile che il presidente Berlusconi si sia mai trovato nelle situazioni descritte».
I legali ricordano anche che «chiunque si procura indebitamente notizie od immagini attinenti alla vita privata svolgentensi nei luoghi indicati nell'art. 614, è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni ed alla stessa pena soggiace chi rivela o diffonde tali notizie od immagini. Ciò vale ovviamente per qualsiasi tipo di immagine o notizia indebitamente carpita».