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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 11:03.
«Assistiamo a questa vergogna, ormai siamo una Repubblica giudiziaria, commissariata dalle procure». Lo ha detto il premier, Silvio Berlusconi, al suo arrivo al vertice europeo in scena a Bruxelles rispondendo ai cronisti che gli chiedevano dei processi personali in cui è coinvolto, che il primo ministro italiano considera «un attacco nel privato».
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Parlando invece della situazione in Egitto, l'augurio del premier è che si possa avere «una transizione con continuità di governo, senza rotture», ricordando la decisione del presidente Hosni Mubarak, e dei suoi figli, di non ricandidarsi per le prossime elezioni. E sottolinea, peraltro, che l'Occidente ha in passato guardato a Mubarak per la sua «saggezza» e come «punto di equilibrio».
Sul federalismo spero non ci siamo problemi col Colle
Berlusconi ha parlato anche di federalismo municipale, dopo il via libera a un decreto governativo varato dal consiglio dei ministri di ieri sera 3 febbraio. A chi gli chiedeva se temesse problemi con il Quirinale, il premier ha risposto così: «Penso e spero di no». «Ricordo - ha sottolineato ancora il premier - che soltanto per fair play non abbiano voluto sostituire l'uomo di Futuro e Libertà (Mario Baldassarri), c'era da sostituirlo perché le commissioni devono rappresentare quello che é il parlamento e quindi non é esatto che in una commissione non ci sia quella maggioranza che é invece la maggioranza che c'é in Parlamento».. E preannuncia una prossima sostituzione nella commissione bicamerale per il Federalismo.
La maggioranza salirà a oltre 320 deputati
Berlusconi ha poi affrontato i problemi di politica interna, sottolineando come anche ieri «si sia confermato che abbiamo la maggioranza per poter lavorare». «La maggioranza - ha aggiunto - credo si situerà oltre i 320» deputati a Montecitorio «visto che ieri eravamo già a 316 senza il mio voto». E rivolgendosi all'opposizione, ha proseguito: «Siamo sfortunati. Abbiamo ancora una opposizione non socialdemocratica che vota sempre contro, che dice sempre no a tutte le proposte della maggioranza e va contro gli interessi del Paese». «Questo elemento - ha concluso il premier - è una delle cose che vedono il nostro Paese non il linea con le altre democrazie».