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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2011 alle ore 13:02.
Un semplice "fatto procedurale", come sostiene il premier, o una bocciatura a tutto tondo del Colle al nuovo fisco municipale, come rilancia Antonio Di Pietro? Il governo incassato ieri il «No» di Giorgio Napolitano a ricevere il decreto governativo sul fisco dei comuni varato in fretta e furia dall'Esecutivo giovedì scorso senza passare per le Camere, studia le prossime mosse.
Che come prevedono i commi 3 e 4 dell'articolo 2 della legge delega sul federalismo dovranno passare necessariamente per un esame parlamentare del testo. Se non altro per evitare nuovi strappi con il Quirinale, in vista anche dell'esame in Bicamerale da martedì prossimo del decreto sul federalismo regionale, che, secondo la legge delega, deve essere approvato entro l'11 marzo.
Giovanardi: Il decreto passerà per le Camere in settimana
Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio per le politiche familiari, Carlo Giovanardi la comunicazione a Camera e Senato sul decreto sul fisco municipale «avverrà in settimana e dopo il provvedimento sarà esecutivo». Concetto ribadito anche dal premier, Silvio Berlusconi: «Andremo avanti con la grande riforma del federalismo fiscale». In collegamento telefonico con il primo convegno del Movimento di responsabilità nazionale, il premier ha anche aggiunto: «Riformeremo il fisco con una grande operazione che permetterà di avere un unico codice fiscale e che ridurrà il prelievo sulle imprese».
Abbassare i toni
Il testo sul federalismo municipale arriverà in aula "blindato", come ha spiegato il ministro Roberto Calderoli. Bisognerà solo capire se sul provedimento verrà posta la fiducia. Una scelta che potrebbe nuovamente irritare Napolitano, visto che, da sempre, il capo dello Stato chiede che non venga esautorato il ruolo del Parlamento. Categorico sul punto il ministro Renato Brunetta: «Mettere la fiducia al decreto» relativo «al federalismo municipale non è un'ipotesi tecnica che abbiamo preso in considerazione: il decreto sarà attuato nei tempi prestabiliti, 30 o 40 giorni». Le prossime mosse della maggioranza comunque sono all'insegna di un deciso «Abbassare i toni». Berlusconi avrebbe sentito al telefono Umberto Bossi per concordare una strategia conciliante. Una reazione, quella del Colle, che sarebbe stata considerata dal Carroccio inaspettata ed esagerata, ma la risposta del presidente del Consiglio e del Senatur è quella di seguire i "paletti" della presidenza della Repubblica: in Aula dovrebbe essere presentata una risoluzione e il testo uscito dalla Bicameralina. La volontà è quella di procedere senza tentennamenti e di verificare - intento "accolto" dai presidenti di Camera e Senato - la composizione della commissione Bicamerale.