Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2011 alle ore 16:43.
Palasharp di Milano tutto esaurito come per i concerti delle grandi star, per la manifestazione
«Dimettitì» organizzata da Libertà e Giustizia e sostenuta da, tra gli altri, Umberto Eco e Roberto Saviano. In prima fila intellettuali come i giornalisti Gad Lerner e Concita De Gregorio, politici come Barbara Pollastrini e Giuliano Pisapia, sindacalisti come Susanna Camusso, tutti presi d'assalto dai 150 giornalisti accreditati anche dall'estero e da molte delle 11.500 persone che non solo hanno sottoscritto on line l'appello di Libertà e Giustizia, ma sono venute oggi a ascoltare gli interventi di Umberto Eco, Roberto Saviano, Paul Ginzburg e Gustavo Zagrebelwsky.
All'ingresso del Palasharp un cartello avverte che «questa non è l'Italia di via Orgettina», mentre all'interno del tendone in tanti manifestano il loro dissenso inalberando altri cartelli come «i vecchi bavosi ci rendono nervosi, Silvio ed Emilio vogliamo l'esilio», «Sveglia Italia, meritiamo di più» o «Processo a breve, Berlusconi non scappare ancora».
Gli interventi
«Non siamo sul mercato, non abbiamo da chiedere per noi, né posti né danaro: assistiamo invece alla corruzione delle persone, all'elargizione di denaro in cambio di sottomissione e servizi. Chiediamo che cessi questo sistema di corruzione delle coscienze e di avvilimento della democrazia». Cosi Gustavo Zagrebelsky , presiedente onorario di Libertà e Giustizia, dal palco del Palasharp. «Non arrendiamoci mai» è invece l'invito lanciato da Oscar Luigi Scalfaro in una videointervista.
«Indignarsi - è il messaggio di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil- , perché appare sempre di più un parlamento votato a leader invece che alle scelte politiche per il paese. Un paese inchiodato da due anni e mezzo da quando questo governo ha fatto finta che non ci fosse la crisi». «La sfida parte da Milano e se si cambia Milano si cambia il Paese», commenta dal canto suo il candidato sindaco a Milano del centrosinistra Giuliano Pisapia.
Roberto Saviano: il voto di scambio è la rovina del Paese
«Il voto di scambio non ha colore: la ferita di vedere persino fare le primarie e perderle è stata l'ennesima dimostrazione di quanto di questo meccanismo non se ne parli mai». Così Roberto Saviano. «Il voto di scambio - ha detto Saviano, accolto da una vera e propria ovazione - è come se fosse un problema del passato. Il voto di scambio invece compromette la democrazia. Ci ritroviamo con migliaia e migliaia di voti comprati. Negli anni scorsi, all'epoca della Democrazia Cristiana si dava un voto in cambio di un posto di lavoro. Oggi un voto vale 50 euro per le politiche e 15 per le primarie. E questo permette alle organizzazioni politiche di non dover neanche agire sul territorio, si sono superate persino le cliente. Occorre rivalutare il voto, tornare a fare che sia qualcosa di importante, ricordare alle persone che con un voto si può anche cambiare il destino di una nazione, trasformare il Paese»