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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2011 alle ore 18:25.
Andare a scuola "in anticipo" migliora il rendimento scolastico: lo dice il rapporto completo Pisa 2009, pubblicato sul sito dell'Invalsi, dopo l'anticipazione fatta in simultanea a Roma e Parigi lo scorso 7 dicembre. La materia testata è sempre "la lettura" e il campione sono i soliti 15enni scolarizzati ed è stato dimostrato che in tutti i Paesi Ocse gli studenti che hanno frequentato la scuola dell'infanzia per più di un anno ottengono performance migliori di quelli che non l'hanno frequentata. Con una differenza media di punteggio davvero considerevole anche in Italia, dove ben l'86,1% di ragazzi ha dichiarato di aver frequentato la scuola dell'infanzia per più di un anno (mentre l'8,6% l'ha frequentata solo un anno).
Ebbene: gli studenti italiani che non sono andati alla scuola dell'infanzia ottengono un punteggio medio di 416 (la media Ocse è di 449), quelli che ci sono andati per un anno o meno di un anno ottengono 460 (contro una media Ocse di 479). Mentre chi ha frequentato la scuola dell'infanzia per più di un anno ottiene 494. La media Ocse è di 503.
La famiglia fa ancora la differenza
Sfogliando ancora le 240 pagine del rapporto spiccano altri dati interessanti. Il primo è che (come confermato da recenti indagini nazionali) il cosiddetto "contesto familiare" incide nelle migliori performance dei ragazzi. Per esempio, i figli di genitori con un livello occupazionale basso hanno ottenuto in media un punteggio inferiore rispetto ai figli di genitori che svolgono una professione di livello alto (+64 punti, di differenza). Emilia Romagna, Lazio, Umbria e Abruzzo sono le regioni dove queste differenze emergono in modo più spiccato. Basilicata e Puglia sono invece le regioni nelle quali l'impatto del tipo di occupazione svolta da mamma e papà risulta meno forte. In genere, nei tecnici e nella formazione professionale il contesto familiare ha un peso minore. In più: il coinvolgimento dei genitori in attività di lettura con i propri figli migliora le loro performance. Così come anche altre attività come «discutere di libri o film», «cenare insieme a tavola» o «parlare di politica» che mostrano di esercitare un'influenza positiva sul rendimento in lettura degli studenti. Questo perché spiega al «Sole 24 Ore» Laura Palmerio, coordinatrice per l'Italia dello studio, «fa sviluppare il senso critico che nelle prove Pisa è molto importante».