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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2011 alle ore 16:09.
Saif al Islam, 38 anni, è il secondo dei sette figli del leader libico Muammar Gheddafi, nato dalla sua seconda moglie Sofia. Al lui è spettato il compito di difendere il padre in un discorso alla nazione trasmesso ieri sera dalla tv, dopo le più violente proteste mai registrate in Libia negli oltre 40 anni di regime del rais.
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Saif al Islam si è sempre distinto dai fratelli, presentandosi come un convinto riformista, deciso a normalizzare i rapporti tra Tripoli e l'Occidente, dopo oltre 20 anni di isolamento, per aprire il mercato libico alle aziende straniere, soprattutto quelle petrolifere. Posizioni che hanno portato il secondogenito a scontrarsi pubblicamente con le elite più conservatrici del paese, pronte a sostenere i fratelli Mutassim, 36 anni, consigliere alla sicurezza nazionale, e Khamis, comandante delle forze di sicurezza.
Ma già nel 2008 il secondogenito di Gheddafi aveva annunciato il suo ritiro dalla vita politica, negando anche in questa occasione ogni contrasto con il padre. Nonostante il suo ritiro dalla politica, Saif al Islam doveva molta della sua influenza anche alla sua posizione di direttore della Fondazione Gheddafi per lo sviluppo, intervenuta in diverse trattative internazionali, tra cui quella per il rilascio, nel luglio 2007, delle infermiere bulgare e del medico palestinese accusati da Tripoli di aver iniettato il virus dell'Hiv a centinaia di bambini. Ma il suo scontro con l'ala più conservatrice al potere a Tripoli è tornato a inasprirsi negli ultimi mesi, scrive al Jazeera, ricordando l'arresto di 20 giornalisti di al Ghad, il gruppo editoriale legato a Saif, e la chiusura di una delle sue testate. Anche il suo ruolo nella Fondazione è stato ridimensionato, con il ruolo di presidente diventato di fatto puramente onorario.
Ai fratelli che hanno seguito le orme del padre si devono aggiungere anche Al-Sa'adi, il calciatore. Ex capitano della nazionale libica, ha giocato anche in Italia, allenandosi con Juventus e Lazio e giocando nelle squadre di Perugia, Udinese e Sampdoria. Pochi i minuti giocati. Negli anni come calciatore nel nostro paese si prende anche una squalifica per doping. Chiusa la parentesi sportiva, si dà al business del cinema.