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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2011 alle ore 16:30.

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Il leader della Lega, Umberto Bossi, chiama in causa l'Europa davanti al rischio che sulle nostre coste possano giungere ondate di libici in fuga dalla crisi esplosa nel paese di Muammar Gheddafi. «Aspettiamo ordini dalla Ue - ha spiegato il ministro delle Riforme -. Intanto non sono arrivati e speriamo non arrivino. Se arriveranno li mandiamo in Francia e in Germania». Insomma, alla viglia del vertice convocato stasera da Silvio Berlusconi a palazzo Chigi, per decidere la strategia italiana sulla crisi, il Carroccio pianta i suoi paletti.

Bossi: da Gheddafi la reazione di un uomo spaventato
In serata, poi, trattenendosi con i cronisti in Transatlantico, il Senatur è tornato sulle vicende libiche. «Gheddafi ha perso la calma, la sua reazione è di un uomo spaventato». E ora, avverte il leader della Lega, «per favorire la stabilità» nell'area «dovremmo mandare i caschi blu, favorire il voto». Bossi coglie poi l'occasione per stigmatizzare anche la frase di Berlusconi sul«non disturbare» Gheddafi. «Quella - prosegue - è stata una pessima uscita». L'asse con il Cavaliere è comunque saldo. Bossi lo dice chiaramente. Per il momento, è il suo ragionamento, «si va avanti con Berlusconi perché in tanti parlano, ma lui è l'unico che ci dà i voti per il federalismo, su cui metterei la fiducia alla Camera, e io sono pragmatico». Ma è importante, ammette il Senatur, che il processo Ruby si concluda senza conseguenze per il Cavaliere. «Speriamo vada bene», prosegue Bossi. Che è poi chiarissimo sulla strategia da mandare in campo sul fronte giustizia. «Io sono contrario a far tornare l'immunità - chiarisce - mentre siamo d'accordo sul processo breve».

Domani a Roma vertice ministri dell'Interno dell'Ue
Domani, intanto, il ministro dell'Interno Roberto Maroni riunirà nella capitale i colleghi di Cipro, Francia, Grecia, Malta e Spagna per valutare la situazione di instabilità che sta investendo l'area del Mediteranneo. Un primo tentativo, insomma, di muoversi insieme rispetto a uno scenario dagli sviluppi difficilmente prevedibili. L'obiettivo della riunione, che si svolgerà domani nella palazzina Algardi di Villa Doria Pamphili, è quello di sostenere la posizione espressa dall'Italia in seno all'Unione Europea e affermare una linea comune in vista del Consiglio Giustizia Affari Interni in programma giovedì prossimo a Bruxelles.

Maroni: sì al tavolo con l'opposizione suggerito da Casini
Sempre il ministro dell'Interno avrebbe poi aperto alla richiesta lanciata ieri dal leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, che aveva sollecitato la creazione di una «unità di crisi» aperta ai partiti dell'opposizione. Secondo quanto scrive oggi il Corriere della Sera, il titolare del Viminale avrebbe parlato della proposta centrista in un colloquio telefonico con Casini e la questione sarà sul tavolo della riunione di palazzo Chigi. Anche il collega delle Infrastrutture, Altero Matteoli, si è detto favorevole a un tavolo con l'opposizione sulla crisi libica. «Figuriamoci se non sarebbe giusto affrontare insieme la situazione, perché la crisi di tutto il Nord Africa riguarda tutta l'Europa e in particolare l'Italia».

Bersani boccia la proposta centrista
A chiudere invece la porta all'ipotesi ventilata dal leader dell'Udc è il segretario democratico Pierluigi Bersani. «Non è questione di tavoli», taglia corto. «Ciascuno faccia il suo mestiere per bene. Vanno bene - avverte ancora Bersani - il dialogo e la collaborazione e la sede giusta è il Parlamento. Ma non va bene la confusione di compiti perché noi non abbiamo condiviso quanto è stato fatto sin qui». Il segretario dei Democrats torna poi a contestare la strategia della maggioranza. «Il dato di fatto innegabile - sostiene Bersani - è che questo passaggio drammatico sorprende l'Italia nel punto di massima debolezza da 50 anni a questa parte in politica esteram, nel suo ruolo nel mondo e nel prestigio in Europa. Non abbiamo una voce autorevole e questo è il risultato della politica del "ghe pensi mì"».

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