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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2011 alle ore 13:53.
Democrazia. Diretta, indiretta, costituzionale. Nessuna di queste forme di governo sembrano interessare il leader libico Muammar Gheddafi. Ma una cosa è certa. Lui, terzo dittatore in ordine cronologico che rischia di essere cacciato, dopo il rovesciamento della dittatura del tunisino Ben Ali, e dell'egiziano Hosni Mubarak, non disprezza, né respinge il termine democrazia.
In un'intervista di circa un mese fa e trasmessa da al-Jazeera, Gheddafi ha spiegato ai telespettatori il significato di questa parola, senza fare alcun riferimento alla derivazione greca del termine, in cui demos sta per popolo e cratos per potere, ovvero potere del popolo. Davanti alle telecamere, il leader libico spiegato che democrazia è un termine di origine araba, composto da demos, che significa tenere per sempre, e cratos, significa posto. Ovvero: in democrazia un leader sta al potere per sempre. Non ha dubbi il leader libico, è talmente sicuro e disinvolto nel spiegarlo che suscita il sorriso del pubblico in sala e quello dell'anchorman del programma televisivo.
L'estratto del programma postato su youtube un mese fa è tornato alla ribalta in questi giorni. I commenti in inglese della gente su youtube. «Ma chi ci farà divertire così tanto una volta che se ne sarà andato?». «Ti ringrazio per 40 anni di risate, ma ora per favore vattene» commenta un utente.
E un altro: «Spero che i libanesi si sbarazzino di lui, che lo spediscano dal suo compagno di merende Berlusconi». «E' talmente ridicolo che qualcuno lo ritiene il dittatore più simpatico del mondo». C'è chi si chiede come sia possibile che «un pazzo psicopatico sia diventato leader del Paese». A diffondere il video online è anche il sito www.gazamom.com, il blog di Laila El- Haddad, una mamma palestinese di Gaza, giornalista e attivista politica, autrice del libro "Gaza Mom, Palestine, Politics, Parenting and Everything in Between". «Demo-Karasy: Gheddafi scompone il termine» intitola il post più recente di El-Haddad, commentando quanto sia ridicolo ma allo stesso tempo triste e patetico il fatto.