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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2011 alle ore 21:38.
La "guerra lunga" potrebbe essere più breve del previsto, hanno scritto Nathaniel Fick e John Nagl sul New York Times. Direttore e presidente del centro studi di sicurezza nazionale più vicino all'Amministrazione Obama, il Center for a New American Security di Washington, Fick e Nagl hanno spiegato ai lettori che la situazione in Afghanistan sta migliorando sensibilmente, ora che i 30 mila uomini promessi dal presidente Obama quasi un anno e mezzo fa sono arrivati a destinazione e stanno svolgendo il lavoro agli ordini del generale David Petraeus.
Secondo Petraeus la missione è appena cominciata (di Christian Rocca)
Vittime in Afghanistan, 2010 anno record (di Gianandrea Gaiani)
ll problema principale, sostengono i due studiosi, è quello della resistenza dell'America e dei suoi alleati in una guerra che sembra infinita. La questione non è chiusa, ma quando Obama e la Nato hanno deciso di posticipare la fine delle operazioni militari in Afghanistan dal luglio di quest'anno al 2014 non ha fiatato nessuno. Sul terreno i problemi maggiori nascono dalla corruzione del governo afghano e dalla complicità di frange del governo pachistano con i talebani. Per il resto, spiegano i due analisti, le cose vanno bene e i risultati si potrebbero vedere più velocemente del previsto.
La rivista Foreign Policy, intanto, ha pubblicato due lunghi articoli sulle questioni indicate da Fick e Nagl. Il primo, a firma di Ahmed Rashid, racconta le grandiose inefficienze del governo afghano e la palese antipatia cresciuta tra il presidente Hamid Karzai e Barack Obama. I due non si fidano l'uno dell'altro, come testimoniano le leggendarie discussioni tra il leader afghano e l'inviato di Obama, recentemente scomparso, Richard Holbrooke. Ma anche l'intervista alla rivista Rolling Stone che costò il posto al generale americano Stanley McChrystal raccontava di una idiosincrasia tra i vertici dei due paesi. Il problema serio, secondo Rashid, è che Obama non ha un'altra opzione. Un'alternativa a Karzai non c'è, anche perché il presidente è stato eletto per ben due volte. I due leader, secondo l'analista, torneranno a scontrarsi a breve sulla necessità di coinvolgere o meno alcuni elementi talebani disponibili a rientrare nel perimetro democratico e costituzionale.