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Che fine faranno i soldi della famiglia Gheddafi? (Guardian)

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 15:31.

La famiglia Gheddafi potrebbe avere miliardi di dollari nascosti in conti segreti nelle banche del Dubai, del Sud Est asiatico e del Golfo Persico. In Gran Bretagna, ha una lussuosa casa a Hampstead, a nord di Londra, acquistata da un figlio del leader libico. E in Italia la famiglia Gheddafi è coinvolta in due progetti d'investimento che hanno a che fare con l'acqua termale. Un progetto riguarda Antrodoco, piccolo borgo vicino a Rieti scoperto dal leader libico in occasione del G8 all'Aquila; l'altro interessa Fiuggi, a sud di Roma, le cui terme erano frequentate anche da Papa Bonifacio VIII.

È quanto scrive il Guardian, cercando di ricostruire dove Gheddafi e i suoi nove figli hanno messo le ricchezze che, secondo gli esperti di Medio Oriente, hanno sottratto alla Libia. Il quotidiano britannico, nell'articolo firmato da Tom Bawden e John Hooper, cita Tim Niblock, docente all'università di Exeter, che ha individuato un divario tra l'importo che la Libia ottiene dalle riserve petrolifere e la spesa del governo.

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I Gheddafi - dice Niblock - hanno anche speso "fortune", negli anni, per finanziare i vari regimi africani e in particolare il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe. Altri soldi sarebbero andati negli anni '90 alla tribù Zaghawan del Darfur, da cui secondo lo studioso potrebbero provenire molti dei mercenari che reprimono le rivolte in Libia.

A parte la miriade di investimenti statali fatti dalla Libyan Investment Authority (Lia), ci sono gli investimenti e le proprietà della famiglia Gheddafi. In Gran Bretagna, la casa di Hampstead, con otto camere da letto, piscina e sala cinema, è stata acquistata da Saif al-Islam Gaddafi, secondo figlio del capo libico, nel 2009 per 10 milioni di sterline.

In Italia, Gheddafi fu conquistato da Antrodoco mentre – in auto blindata e con scorta - stava andando da Roma al vertice dell'Aquila. Dopo l'estate, una delegazione libica tornò nel paese e disse che il colonnello voleva spenderci dei soldi. Fu raggiunto un accordo per la costruzione di un complesso con un albergo termale di lusso e un impianto per l'imbottigliamento di acqua minerale. Lo scorso settembre, ricorda il Guardian, il sindaco di Antrodoco, Maurizio Faina, disse che il progetto da 15 milioni di euro si stava consolidando.

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Tags Correlati: Confindustria | Emma Marcegaglia | Fininvest | Finmeccanica | Fiuggi | Gheddafi | Hampstead | John Hooper | Juventus | Libia | Mediaset | Medio Oriente | Papa Bonifacio VIII | Retelit | Reuters | Rieti | Roma | Saif Al-Islam Gaddafi | Silvio Berlusconi | Società dell'informazione | Stati Uniti d'America | Tom Bawden

 

"Resta tuttavia da vedere se sopravviverà all'attuale tumulto in Libia", scrive il Guardian. Una domanda simile pende sulla sorte del progetto di Fiuggi. Lo scorso gennaio, prosegue il Guardian, il Corriere della Sera riferì che la famiglia Gheddafi aveva formalizzato una proposta per mettere 250 milioni di euro in un centro conferenze con pista aerea e un complesso che, ancora una volta, comprendeva hotel termale e impianto di imbottigliamenti di acqua minerale. L'accordo sarebbe stato veicolato non attraverso canali libici ma la camera di commercio italo-irachena.

Dopo avere ricordato le "calorose relazioni personali" tra Gheddafi e il premier italiano Silvio Berlusconi, il Guardian sottolinea il fatto che Berlusconi è in affari con la Libia nella Quinta Communications.

Nel giugno del 2009, una società olandese controllata dalla Libyan Arab Foreign Investment Company (Lafico) ha acquisito il 10% di Quinta Communications, una società di produzione e distribuzione cinematografica con sede a Parigi. Quinta Communications fu fondata nel 1990 da Berlusconi in partnership con Tarak Ben Ammar, nipote del leader tunisino Habib Bourguiba.

Il primo ministro italiano ha il 22% nella società, attraverso una controllata lussemburghese di Fininvest. Lo scorso settembre, i libici hanno messo un loro rappresentante nel cda di Quinta Communications, a fianco dei rappresentanti di Berlusconi.

Il Guardian fa poi il punto delle "significative" partecipazioni degli investitori libici in varie imprese strategiche italiane. I libici hanno, secondo notizie di stampa, circa l'1% dell'Eni. La Lia ha il 2% di Finmeccanica. La Lafico avrebbe più del 2% di Fiat e quasi il 15% della compagnia di telecomunicazioni Retelit. I libici hanno anche il 22 di un'impresa tessile, Olcese. L'investimento "forse più noto" è il 7,5% detenuto nella Juventus. Il "più controverso" è il 7,5% in Unicredit.

La storia della Quinta Communications è ricordata anche da El Pais in una corrispondenza di Miguel Mora intitolata "L'Italia teme che caos paralizzi i suoi prosperi commerci bilaterali".
Berlusconi è "socio personale di Gheddafi" non solo nella società di produzione cinematografica, ma anche in una televisione. Due anni fa, infatti, scrive El Pais, Quinta Communications e Mediaset hanno acquistato ciascuna il 25% della nuova televisione tunisina Nessma Tv.

Fa notizia sui siti d'informazione esteri la decisione dell'Eni di interrompere le forniture di gas dalla Libia tramite il gasdotto Greenstream. "Violenza costringe l'Eni a interrompere le forniture di gas verso l'Italia", titola ancora El Pais.

Il New York Times - "Compagnia energetica italiana sospende gasdotto verso Libia" - ricorda che l'Italia dipende dalle importazioni di gas naturale per la maggior parte del suo fabbisogno energetico e cita l'allarme lanciato da Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, sul rischio che l'aumento dei prezzi petroliferi sia devastante per l'economia italiana.

"Eni, Repsol sospendono alcune operazioni libiche" titola il Wall Street Journal, secondo cui la prospettiva di una chiusura prolungata del gasdotto sferra un colpo al premier Silvio Berlusconi, che ha presentato le sue cordiali relazioni con Gheddafi come "un importante pilastro della sicurezza energetica dell'Italia".

Il britannico Telegraph non minimizza: "Gigante petrolifero italiano sospende l'approvvigionamento dalla Libia". Il governo di Roma avverte che ha solo 30 giorni di riserve di gas e petrolio per 90 giorni". Il francese Les Echos titola invece: "L'Italia mobiliterà suoi stock di gas in caso di penuria dalla Libia". Il quotidiano economico d'Oltralpe dedica un articolo al "fondo sovrano libico preso nella tormenta geopolitica".

Nell'ampia copertura della stampa internazionale sulla Libia ha una certa eco la telefonata fatta da Berlusconi a Gheddafi. Un lancio Reuters ripreso su vari siti Usa cita l'agenzia libica Jana: "Gheddafi dice a Berlusconi: la Libia sta bene". "Gheddafi rassicura il suo ‘amico' Berlusconi che il paese sta bene", titola Europa Press su El Economista.
Hanno risonanza anche gli allarmi sull'immigrazione, con Time Magazine che mette tra le citazioni del giorno la frase di Franco Frattini: "Chi ha parlato di centinaia di migliaia non ha esagerato".

Il problema rappresentato dalle strette relazioni tra Italia e Libia è analizzato in modo particolareggiato dagli ultimi lanci delle agenzie di stampa americane. Un articolo dell'Associated Press, ripreso tra gli altri dal Washington Post, sugli "stretti legami tra Italia e Libia" sottolinea che l'Italia ha bisogno sia del petrolio libico che della sua cooperazione a frenare l'immigrazione clandestina.

Toni critici in una notizia Bloomberg, pubblicata sul San Francisco Chronicle: "Il servile corteggiamento di Berlusconi verso Gheddafi ora tormenta Italia". La notizia comincia con il ricordare che Berlusconi aveva permesso a Gheddafi di piantare la tenda nel cuore di Roma.

Per il secondo giorno di fila, un editoriale di Libération flagella i leader occidentali che hanno sdoganato Gheddafi: "Sarkozy, Blair e Berlusconi dovrebbero riconoscere il loro errore fatale", scrive il quotidiano di sinistra francese. Libération dedica un altro pezzo al "legame diabolico" per Berlusconi, biasimato per la sua tardiva condanna delle violenze in Libia.

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