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Uccisi gli americani ostaggi dei pirati

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 06:38.

NEW YORK - Erano quasi 10 anni che Jean e Scott Adam vivevano a bordo del loro yacht, il SV Quest. Dal 2002 passavano sei mesi ormeggiati nel porto di Marina del Rey, in California, e sei mesi in viaggio per il mondo. Chi voleva seguirli, poteva visitare il loro sito, www.svquest.com, e cliccare sul bottone "Dove siamo?". Ora non più. Ieri notte Jean e Scott sono stati uccisi dai pirati somali che venerdì scorso li avevano fatti prigionieri. Con loro è stata uccisa anche una coppia di amici, Phyllis Macay e Robert Riggle.

Le circostanze precise non sono note. Secondo uno stringato comunicato del comando centrale della US Navy, truppe americane sono intervenute dopo aver sentito spari a bordo dello yacht. È seguito un breve scontro a fuoco con i pirati in cui due di loro hanno perso la vita e altri 13 sono stati catturati. «Le nostre forze hanno risposto al fuoco e sono poi salite a bordo del Quest, dove hanno scoperto che i rapitori avevano sparato ai quattro ostaggi». Il Central Command ha inoltre fatto sapere che due pirati erano stati catturati prima che le truppe salissero a bordo dello yacht. Il che lascia pensare che l'uccisione dei rapiti possa essere stata successiva all'inizio del raid.

«Uccisi dalle forze speciali Usa». La versione dei pirati sulla morte dei quattro turisti americani

L'ultima volta che pirati somali avevano attaccato cittadini americani era stato nell'aprile del 2009, quando era stata presa d'assalto la nave Maersk Alabama. Allora era finita bene: i tiratori scelti della US Navy avevano liberato il capitano Richard Phillips, uccidendo tre dei pirati coinvolti e catturandone un quarto. Quest'ultimo era poi stato deportato negli Stati Uniti per essere processato. E proprio la settimana scorsa, dopo che un tribunale di New York lo aveva dichiarato colpevole, ha patteggiato con la Procura una condanna a 34 anni di carcere.

Jean e Scott Adam, rispettivamente dentista e produttore cinematografico in pensione, venivano da Phuket, in Thailandia e avevano come destinazione Creta. Nonostante fossero anni che attraversavano mari e oceani, era la prima volta che si avventuravano nell'Oceano Indiano. Ma erano consapevoli del rischio di un attacco di pirati. «Mi avevano mandato un'email il 12 febbraio avvertendomi che per una decina di giorni avrebbero interrotto le comunicazioni, perché sapevano di essere in una zona pericolosa e volevano evitare che pirati potessero venire a conoscenza dei loro spostamenti», ha detto ai giornali Scott Stolnitz, un vecchio amico della coppia.

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Tags Correlati: Central Command | Organizzazione marittima internazionale | Phyillis Macay | Phyllis Macay | Richard Phillips | Robert K. Johnston | Robert Riggle | Savina Caylyn | Scott Adam | Scott Stolnitz | Stati Uniti d'America | Teologico Fuller | Thailandia | Us Navy

 

Visto che i pirati sono di religione islamica, un possibile elemento di complicazione è il fatto che gli Adam non erano navigatori come tutti gli altri. Erano missionari del mare. Giravano il mondo con la stiva carica di bibbie che distribuivano tra le popolazioni che incontravano nelle zone più remote, dalle isole Fiji a quelle della Polinesia francese. «Dopo essere andati in pensione, hanno deciso di servire Dio e l'umanità», ha spiegato Robert K. Johnston, professore del Seminario Teologico Fuller di Pasadena, in California, dove Scott Adam teneva un corso sul rapporto tra religione e massmedia.

cgatti@ilsole24ore.us

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