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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 12:24.
Il presidente sudanese Omar Hassan Ahmad al-Bashir è arrivato al potere con le stellette sulle spalline in qualità di leader del golpe militare che nel 1989 si è affermato a Khartoum. Al-Bashir ha avviato la conclusione della lunga guerra civile che opponeva il Nord del paese al Sud, un processo che si è concluso con un referendum e con la nascita, prevista per l'estate prossima, di un nuovo Stato indipendente, il Sudan del Sud. Intanto però, nella regione occidentale del Darfur si è sviluppato un conflitto con i caratteri della pulizia etnica, attuata dalle milizie janjaweed ai danni della popolazione locale non araba. Secondo molte stime, i morti sono stati centinaia di migliaia, i rifugiati milioni. La Corte Penale Internazionale de L'Aia ha incriminato al-Bashir per genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Anni fa, Washington ha collocato nella lista degli Stati sponsor del terrorismo il Sudan, in cui ha vissuto a lungo Osama bin Laden. Al Bashir, che nell'aprile 2010 ha vinto le prime elezioni presidenziali con partecipazione multipartitica (elezioni che hanno sollevato varie contestazioni), ha affermato che non si ricandiderà nel 2015, forse per ammorbidire eventuali proteste che potrebbero investire il Sudan sull'esempio di quanto sta accadendo nei paesi del Maghreb.