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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2011 alle ore 16:53.
Nella seconda parte della lunga stagione comunista dell'Europa orientale, Nicolae Ceausescu satrapeggia sulla Romania di cui è presidente a partire dal 1967. Sotto il suo dominio dittatoriale dilaga il culto della personalità per il leader, il sedicente "Geniul din Carpati" (Genio dei Carpazi). Il suo ego ipertrofico vena di stravaganza, rispetto agli altri paesi del Patto di Varsavia, il comunismo che viene applicato in Romania, in cui il sostrato marxista e sovietista riceve alcune iniezioni del personalissimo pensiero politico del "Conducator". Nel 1989 il mondo dispotico e repressivo creato secondo le proprie idiosincrasie da Ceausescu e da sua moglie Elena crolla in pochi giorni. Una serie di proteste popolari di massa, prima a Timisoara poi a Bucarest, fa vacillare il regime. Al contrario dei suoi colleghi di altri paesi dell'Est che, posti davanti all'evidenza, si erano rassegnati agli eventi, Ceausescu cerca di rimanere aggrappato al potere.
Ma la protesta dilaga e lui, in preda al panico e a un disperato istinto di sopravvivenza, tenta la fuga. Prima in elicottero, poi in auto. Accanto a lui c'è sempre la moglie Elena. Non trascorre una giornata intera e i coniugi Ceausescu sono già in arresto. Si istituisce à la bersagliera un tribunale militare che li giudica nel giorno di Natale. In un paio d'ore il miniprocesso ultrasommario si conclude. Condanna a morte per entrambi, eseguita per direttissima. Le immagini della sentenza e dei corpi dei Ceausescu dopo la fucilazione sono trasmesse poco dopo in tv. Varie leggende sorte intorno all'esecuzione e alla controversa identità dei cadaveri sepolti con il nome del dittatore romeno e della consorte sono fugate dalla riesumazione dei corpi, avvenuta nel 2010. Le spoglie del presunto Ceausescu ricompaiono dalla tomba infagottate nel suo cappotto nero sforacchiato dalle pallottole. Il test del Dna conferma: i due corpi appartengono proprio all'ex despota e a sua moglie.