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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2011 alle ore 16:53.
Il cambogiano Saloth Sar, nato da una famiglia relativamente agiata e avvicinatosi alle idee comuniste a cavallo tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta, periodo in cui soggiorna in Francia per studiare elettronica, diviene noto con lo pseudonimo di Pol Pot e come protagonista di una delle più sanguinarie stagioni del secondo Novecento. Dopo che i suoi Khmer Rossi hanno preso il potere in Cambogia nel 1975, Pol Pot avvia il tragico e criminale esperimento della Kampuchea democratica. Un laboratorio in cui si mette in pratica il delirante coacervo di marxismo, maoismo, anticolonialismo, nazionalismo e ruralizzazione che compone l'ideologia di Pol Pot. In quattro anni più di un milione (secondo altre stime addirittura più di due milioni) di cambogiani sono vittima del regime che ha trasformato l'intero paese in una sorta di campo di concentramento in cui forgiare l'uomo nuovo polpottiano.
Dopo quasi un lustro di arresti, torture, esecuzioni e massacri che costano la vita a un quarto (o addirittura a un terzo) della popolazione, le truppe vietnamite occupano Phnom Phen nel 1979. I Khmer Rossi si rifugiano nei pressi del confine con la Thailandia e lì si arroccano per anni. Pol Pot, ormai emarginato dalla scena principale della politica cambogiana, mantiene il comando dei suoi uomini. La salute del leader stragista ha iniziato a deteriorarsi, ma non la sua inclinazione a risolvere ogni disputa con la violenza. Nel 1997, ormai a capo di un gruppuscolo costretto da lunghissimo tempo in un angolino del paese, Pol Pot fa giustiziare per tradimento il suo braccio destro di sempre, Son Sen, e tutta la sua famiglia. Pochi mesi dopo, però, lo stesso Pol Pot viene rimosso dal comando da un altro dei suoi collaboratori più feroci e più di lungo corso, Ta Mok. A seguito di un "processo del popolo" l'ormai anziano leader comunista, ultrasettantenne, viene condannato a vita agli arresti domiciliari. Incalzato da un'operazione dell'esercito cambogiano, il residuale gruppo dei Khmer Rossi ora comandato da Ta Mok si ritira nella giungla. Il nuovo capo porta in fuga con sé anche il suo superprigioniero, ormai fiaccato dagli acciacchi e dall'età. Il 15 aprile 1998 Pol Pot viene trovato morto nella sua capanna. Probabilmente un attacco di cuore, dicono i suoi custodi. Qualcuno pensa invece che sia stato eliminato, ma il suo corpo è stato cremato prima che fosse possibile fare un'autopsia.