Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2011 alle ore 16:53.
Pur non avendo incarnato le caratteristiche più proprie di un dittatore, il presidente serbo Slobodan Milosevic è stato uno dei protagonisti neri delle guerre che negli anni Novanta hanno affondato la Jugoslavia in disgregazione in un pozzo di sangue e violenze contro cui l'Europa pensava di essere ormai vaccinata. Nel 2000 Milosevic perde il primo turno delle elezioni presidenziali che lo oppongono a Vojislav Kostunica. Pur sconfitto, l'"uomo forte" serbo cerca di rimanere in sella, ma sotto la pressione di proteste popolari di massa, alla fine accetta obtorto collo di fare un passo indietro. L'anno successivo Milosevic viene consegnato al Tribunale penale internazionale dell'Aia, primo ex capo di Stato incriminato per genocidio (e altre imputazioni). Per i cinque anni successivi, ormai oltre la soglia dei sessanta, l'ex presidente serbo rimane sotto custodia nel carcere olandese, mentre il processo a suo carico si trascina, si sfrangia, si allunga e esce gradualmente dalle cronache.
Intanto la salute di Milosevic inizia a vacillare, mentre il superimputato si immerge in un lavoro intensissimo come avvocato di se stesso nelle sessantasei accuse che gli sono state mosse. I momenti liberi dallo studio degli incartamenti, amareggiati dalla lontananza dei figli e soprattutto della moglie Mira Markovic, sodale politica di una vita intera, sono soltanto parzialmente raddolciti dalle note di Frank Sinatra o di Céline Dion o da qualche partita a carte con altri ospiti balcanici del Tribunale internazionale. Milosevic chiede a più riprese il permesso di andare a curarsi in Russia, ma gli viene negato. L'11 marzo 2006 l'ex presidente viene trovato morto nel letto della sua cella. Il processo, che è già peraltro scivolato un po' a lato nell'interesse internazionale, non è ancora finito. Subito sorgono voci e sospetti poiché Milosevic, negli ultimi tempi, ha accusato dei malesseri che lui stesso ha attribuito a un tentativo di avvelenarlo. L'esame tossicologico esclude questa ipotesi. Semplicemente un infarto.