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Berlusconi verso il conflitto d'attribuzione sul caso Ruby - I legali mobilitano i deputati, la lettera

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 18:25.

Il Pdl prova ad accelera sul conflitto di attribuzione per il caso Ruby. Secondo quanto risulta al Sole24ore.com, lo staff difensivo del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Piero Longo, ha inviato infatti stamane nella casella di posta elettronica dei deputati del Pdl un voluminoso fascicolo sul caso della marocchina. Il dossier è accompagnato da una lettera vergata dai due avvocati nella quale si spiega ai parlamentari perché il tribunale dei ministri è l'organo competente a decidere se il premier Silvio Berlusconi è colpevole o meno di concussione e prostituzione minorile come sostiene la procura di Milano.

«Riteniamo - scrivono i due legali - che possa essere utile per una corretta conoscenza della vicenda che il gruppo del popolo della libertà presso la Camera dei deputati possa avere a disposizione alcuni atti che dimostrano in modo incontrovertibile la correttezza della decisione assunta il 3 febbraio dalla Camera in relazione alla competenza del tribunale dei ministri».

Conflitto di attribuzione: i legali mobilitano il parlamento
In sostanza si riporta indietro la lancetta al 3 febbraio quando l'aula della Camera approvò la relazione di maggioranza della giunta per le autorizzazioni a procedere con cui si rinviavano gli atti sul caso Ruby alla procura di Milano respingendo la richiesta di perquisizione degli uffici di Giuseppe Spinelli, il tesoriere del Cavaliere. «Stanno preparando il terreno per sollevare il conflitto anche se manca ancora una strategia precisa - commenta un autorevole esponente del Pdl -. Nei 20 allegati che ci hanno mandato ci sarebbero le prove a sostegno della posizione del premier». Tra gli allegati ci sono, tra gli altri, il decreto di giudizio immediato del gip di Milano e la relazione di Leone della giunta per le autorizzazioni a procedere, ma anche le informazioni testimoniali difensive di alcuni test giudicati cruciali dalla difesa: dalla stessa Ruby a Lele Mora, dal ministro degli Esteri Franco Frattini a Mohamed Reda Hammad, l'interprete che tradusse il colloquio tra il premier e il presidente egiziano Hosni Mubarak durante il pranzo del 29 maggio 2010, quando Berlusconi accennò a Mubarak della ragazza. Per sollevare il conflitto la maggioranza ha bisogno di un ampio consesso parlamentare che si schieri con Berlusconi e in questo senso si spiegherebbe l'iniziativa dei due avvocati che vogliono il massimo sostegno in aula e hanno quindi deciso di mobilitare i parlamentari del Pdl.

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Il premier: presto la legge sulle intercettazioni in Parlamento
Insomma il Pdl affila gli artigli e si prepara a costruire una trincea in difesa del premier. Che oggi, intervenendo a Milano prima a un convegno del Pdl e poi a un appuntamento organizzato dalla Confcommercio, è tornato a ribadire l'esigenza di accelerare sul fronte delle intercettazioni. «Manderemo prestissimo la legge in Parlamento. Adesso siamo una maggioranza minore» ma più coesa. Il Pdl dunque è deciso a riprendere in mano la riforma del sistema degli ascolti e l'ipotesi che si fa strada è che si riparta dal testo approvato dal Senato prima delle modifiche imposte dai finiani. Mercoledì se ne discuterà alla Consulta della giustizia del Pdl che sarà chiamata anche ad approvare la bozza del guardasigilli Angelino Alfano sul riassetto delle carriere dei giudici e sul restyling del Csm.

Prescrizione breve: lo start a Palazzo Madama
In attesa che il ddl intercettazioni riparta e considerati i tempi lunghi di una eventuale riforma della giustizia, il Pdl si prepara però a mettere a punto un'arma giudiziaria più rapida per il Cavaliere. L'idea è quella di presentare in Senato una proposta di legge che contenga la revisione della legge Cirielli, quella che ridusse i tempi di prescrizione nel 2005. In sostanza il provvedimento taglierebbe di un quarto i tempi della prescrizione per gli incensurati (e Berlusconi lo è) e consentirebbe al premier di sottrarsi a due dei quattro processi che lo vedono sul banco degli imputati: i casi Mills e Mediaset. Sui tempi del ddl, però, non ci sono ancora certezze anche perché il progetto presenta dei rischi di incostituzionalità. Se fosse usato all'infinito, infatti, si trasformerebbe in un indebito beneficio per l'imputato e dunque il Pdl sta studiando le possibili soluzioni per evitare di incorrere in una bocciatura della Consulta o nello stop del capo dello Stato.

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