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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 09:03.

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Perché le rivolte in Nord Africa segnano la grande svolta della Cina sul fronte della politica esteraPerché le rivolte in Nord Africa segnano la grande svolta della Cina sul fronte della politica estera

Certo è che i cinesi sono presenti in forze con i loro investimenti in tutta l'area mediterranea considerata un ponte per andare anche alla conquista dei mercati europei: dai porti container in Turchia (Smirne) e in Grecia (Pireo e Salonicco), alla presenza in Egitto e sul Canale di Suez, alle infrastrutture algerine. Certo quindi il loro interesse a che l'area torni quanto prima possibile alla stabilità, anche attraverso un'opera di mediazione diplomatica sul fronte degli interventi militari che il resto del mondo potrebbe mettere in campo, ad esempio sul fronte libico. Con un possibile dividendo della Storia tutto a favore di Pechino in tempi di "declino" dell'influenza americana, quantomeno nell'area mediterranea, e di inesauribili tentennamenti europei: la possibilità che le future democrazie arabe, anche attraverso una Turchia spinta dalla stessa miope Europa nelle braccia dell'Oriente, guardino all'Asia per il loro modello e per le loro alleanze future, politiche come economiche. Qui la Cina, per ora, la fa da padrone. Per il Pacifico e il Mediterraneo, e per il mondo intero, un'era di nuovi equilibri tutti da definire.

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