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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2011 alle ore 14:09.

Una famiglia, una passione, una pianificazione all'avanguardia, un'azienda moderna che funziona come un orologio svizzero. Il tutto in una città che ha fatto un balzo in avanti nelle classifiche della qualità della vita. Non a caso se per qualcuno, anzi per tanti, è stato un trampolino di lancio, la controtendenza è che un campione come Antonio Di Natale, all'apice della carriera, l'abbia considerata come punto di arrivo e definitiva scelta di vita. Questa è oggi l'Udinese. Bella da vedere ma soprattutto sana e lungimirante. Ci sta regalando il miglior calcio della stagione, dà lezione alle grandi, e, dopo un avvio di campionato faticoso, lotta con disinvoltura per un piazzamento in Champions. Ed è inutile aggiungere che ha grandi progetti per il futuro, a partire dal nuovo stadio.
Progetto che può permettersi di mettere in cantiere perché ha i bilanci in ordine, ha un capitale da poter reinvestire, frutto di un minuzioso e proficuo lavoro di scouting che negli ultimi anni le ha consentito di comprare giovani talenti e aumentarne esponenzialmente il valore piazzandoli sul mercato. Ha un settore giovanile organizzatissimo per il quale vengono investiti 4 milioni di euro l'anno, al netto dei cartellini; si avvale della collaborazione dei migliori esperti e ha una rete di circa 50 osservatori sparsi in tutto il mondo, oltre alla consulenza di società di osservazione, che non sbagliano un colpo. E un parco giocatori dal quale le grandi di tutta Europa fanno a gara per attingere. Parliamo di Sanchez, ovviamente, ma solo perché per lui si è già scatenata un' asta che si concluderà l'estate prossima quando verrà stabilito a chi cederlo. I dirigenti bianconeri avrebbero potuto piazzarlo già nella sessione di gennaio, ma la volontà di non rompere il bel giocattolo che tante soddisfazioni sta dando alla sua gente ha prevalso su tutto. Siamo in Friuli, signori! Gente semplice, che lavora duro, di pochi salamelecchi magari, ma che ha una sola parola e quella vale. E non importa che si tratti di noccioline o di milioni di euro. Sanchez spiccherà il volo a giugno. Attualmente è a bilancio per una cifra di 1 milione e 200 mila euro e ne vale più di 30. Sarà lui il diamante del mercato ma, con le dovute proporzioni, il discorso vale per altri gioielli lanciati e valorizzati, pronti per piazze di primissimo livello, come il portiere Handanovic, Inler o Isla per fare qualche esempio.
Al timone, braccio operativo della società, c'è un uomo solo: Gino Pozzo. Imprenditore innamorato del pallone perché è lì, sui campi di calcio e allo stadio che suo padre lo ha fatto crescere. Schivo, riservato, ci mette passione ma la faccia il meno possibile, nel senso esibizionista del termine. Non cerca gloria personale, non cerca i lustrini del mondo patinato, non cerca pacche sulle spalle. Vuole vedere la squadra, o meglio la sua azienda, crescere rigogliosa. I bilanci sono invidiabili. Gli ultimi due sono stati in attivo mentre quest'anno verrà registrata una perdita di quasi 7 milioni di euro, ma si tratta di una situazione contingente legata ai provvedimenti fiscali successivi alle verifiche delle plusvalenze. «Siamo gli unici che hanno avuto un risvolto fiscale - spiega il direttore amministrativo Alberto Rigotto – con un verbale da 40 milioni che abbiamo conciliato con una transazione da 4 milioni e 400mila euro». Un evento straordinario legato solo a questa stagione a fronte di nessun indebitamento bancario e di un patrimonio netto di 40 milioni di euro.
Il prossimo obiettivo è il nuovo stadio. Le ruspe sono pronte, si attendono i permessi e la stipula di un accordo definitivo con il comune che è proprietario dell'impianto. La famiglia Pozzo è pronta ad un investimento a fondo perduto da 25 milioni di euro. In cambio chiede non la solita concessione, ma un contratto di almeno 50 anni di affitto e gestione. I legali stanno lavorando per perseguire la via del diritto di superficie che consentirebbe di far partire i lavori già a giugno, alla fine del campionato, evitando le lungaggini burocratiche dell'istituzione di bandi pubblici per la realizzazione dei lavori. Valutate le reali necessità, l'impianto verrebbe completamente ristrutturato con una riduzione di posti, dagli attuali 40mila a 23mila. Verrebbe eliminata la pista di atletica intorno al campo, avvicinando ulteriormente il pubblico al prato. Uno stadio che già da anni ha eliminato le barriere protettive, le reti che separano i tifosi dal terreno di gioco e che sarebbe realizzato sull'esempio tedesco, con le prime sedute non al livello del campo come gli stadi inglesi ma rialzate di un metro.
Il progetto si scontra ancora con qualche resistenza: la società che organizza grandi eventi e concerti è preoccupata dalla limitazione di capienza ma l'investimento che l'Udinese è pronta a mettere sul piatto è troppo allettante e costituirebbe un arricchimento per l'intera città. Alberto Rigotto spiega anche che nell'eventualità di una partecipazione alla Champions League è possibile chiedere ed ottenere deroghe. Il progetto definitivo è già pronto e si attende solo l'ufficialità dell'accordo. Le porte del Friuli sono oltretutto dotate di telecamere di porta: un progetto che l'Udinese ha finanziato per la Fifa, realizzato insieme a CNR e FIGC , brevettato per la valutazione dei cosiddetti gol fantasma. Anche in questo pronti a partire, in prima linea, non appena verrà stabilita la sperimentazione ufficiale.
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