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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2011 alle ore 14:41.

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L'Italia è pronta a recepire una stretta sulle sanzioni per il congelamento dei beni libici, quando e se verrà decisa dalle Nazioni Unite o dall'Unione europea. Per ora l'intervento è limitato alle persone fisiche ma nel caso di estensione del blocco alle partecipazioni azioniarie di organizzazioni ed entità libiche, l'Italia è pronta a fare la sua parte. Lo ha detto ieri a chiare lettere il ministro degli esteri Franco Frattini, in una conferenza stampa ai margini della conferenza internazionale organizzata dall'Aspen che si è tenuta a Istanbul sul tema del futuro dell'Europa nel contesto della crisi del Maghreb e del Medio Oriente. «L'Italia ha confermato che aderirà e parteciperà a tutti i tipi e categorie di sanzioni che verranno decisi a livello di Nationi Unite e di Unione europea - ha detto Frattini -. Finora stiamo applicando le sanzioni su beni personali e patrimoniali che riguardano le persone e non le entità o le organizzazioni. Ma ovviamente siamo pronti ad aderire a sanzioni di altro genere di tipo economico».


Incalzato dai giornalisti, che chiedevano di conoscere l'entità dei beni già congelati e i possibili interventi sulle partecipazioni in Unicredit, Finmeccanica e Juventus, il ministro si è limitato a ribadire che «le sanzioni stabilite finora riguardano i patrimoni personali e non le partecipazioni azionarie» e che dei dettagli di eventuali interventi sono a conoscenza le autorità di vigilanza italiane. Con le attuali sanzioni Ue, che riguardano espressamente le persone fisiche, potrebbe però essere difficile congelare un bene riconducibile a Gheddafi ma intestato a un trust o un prestanome o altra entità. Tuttavia, Frattini ci ha tenuto a scandire che «qualunque sia l'ammontare e la provenienza dei beni delle persone nella lista europea, che è più ampia di quella delle Nazioni Unite, quei beni saranno congelati in Italia perché il recepimento del regolamento va in automatico ed è già in vigore». Per quanto riguarda invece le partecipazioni azionarie, «non c'è ancora una decisione a riguardo ma l'Italia ha seguito e seguirà tutte le decisioni prese in sede europea e delle Nazioni unite».

Su questa stessa linea, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti venerdì, sempre a Istanbul per la conferenza Aspen, aveva assicurato che l'Italia segue e recepisce le decisioni della Ue e dell'Onu. A questo proposito il Ministero dell'Economia ha convocato ieri mattina per una nuova riunione i tecnici del Comitato di sicurezza finanziaria. Obiettivo dell'incontro, come spiega una nota di Via XX Settembre, è stato «verificare la corretta applicazione in Italia» delle sanzioni stabilite dall'Unione europea con la decisione del 28 febbraio scorso e rese operative a tutti gli effetti anche nel nostro paese con la pubblicazione, avvenuta il 2 marzo, di un regolamento Ue in cui sono indicate le persone fisiche per le quali «sono congelati tutti i fondi e le risorse economiche appartenenti, detenuti o controllati». Si tratta, in particolare, del leader libico Muammar Gheddafi dei suoi familiari e del suo più stretto entourage. Lo stesso comunicato del ministero avverte che nei prossimi giorni il compito del comitato «sarà quello di operare per assicurare il costante monitoraggio della situazione e per predisporre l'immediata ed efficace applicazione di eventuali nuove decisioni dell'Unione europea rispetto al congelamento di beni libici negli stati membri». Resta quindi ancora da sciogliere il nodo del se e come bloccare le partecipazioni finanziarie in capo non a persone fisiche ma ad enti pubblici, come sono la banca centrale libica o il fondo sovrano Lia.

Ma lo stesso comunicato lascia intendere che non appena matureranno eventuali decisioni in tal senso da parte dell'Unione europea, l'Italia si allineerà in via immediata anche sul piano operativo. Per il momento, intanto, procede l'azione di monitoraggio stretto, che ha una funzione cautelare, in quanto punta a scoraggiare le transazioni finanziarie verso i soggetti già sanzionati e verso quelli eventualmente "sanzionandi": la deadline per conoscere una posizione europea politica compiuta, al riguardo è in ogni caso venerdi 11 marzo quando al vertice Ue si parlerà di Libia e del problema del congelamento degli asset di quel paese, con ripercussioni anche per l'Italia.

Ma è probabile che si tenga già martedì prossimo una nuova riunione, non più a livelli tecnici intermedi ma in forma plenaria, del Csf, organismo che è presieduto dal direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli e che si muove come una sorta di cabina di regia interistituzionale: accanto al rappresentanti di Via XX Settembre vi siedono infatti gli esperti dell'Interno della Giustizia e degli esteri, della Banca d'Italia, della Consob e dell'Isvap dell'Uif, della Guardia di finanza, della direzione investigativa antimafia, dei carabinieri. Intanto, conclude il comunicato del ministero dell'Economia, «le amministrazioni che compongono il Comitato, provvederanno a diffondere attraverso i propri canali informativi disposizioni tecniche agli intermediari per assicurare il rispetto della normativa europea».

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