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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2011 alle ore 14:11.

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Madri avide, fidanzati rapaci, ragazze scontente nei racconti delle ceneMadri avide, fidanzati rapaci, ragazze scontente nei racconti delle cene

«Quanto vi ha dato?», «E i vestiti nuovi?», «Quando vi potrà rivedere?»: a fare queste domande non sono le ragazze ospiti delle feste di Arcore, che pure, stando alle intercettazioni, non evitano di confrontarsi su regali e attenzioni particolari. Un comportamento deplorevole, secondo alcuni, che però sfuma in un ridicolo gioco infantile quando si viene a sapere che quelle domande le hanno fatte mamme e fidanzati delle ragazze stesse. Personaggi che da ipotetici difensori dell'onore delle loro ragazze si trasformano in una sorta di diabolici istigatori di almeno un paio di vizi capitali. E' anche questa l'Italia che emerge dalle intercettazioni dei magistrati relative all'inchiesta sul caso Ruby, per il quale i pm milanesi hanno chiesto il giudizio immediato per il premier Silvio Berlusconi. E mentre Roberto Saviano da «Che tempo che fa» parla del premier come «di un uomo e un nonno solo», ecco cosa si scopre dalla ultime intercettazioni pubblicate.

Il caso Ruby agita la Camera (di Donatella Stasio)

La madre alla figlia: «Seimila euro? Dici niente? Capito?»
Elisa Tosi, una delle ragazze ospiti ad Arcore, al telefono con la madre Anna fa il "conto" dei guadagni dopo una settimana «con lui assieme ad altre ragazze»: 6mila euro. Madre e figlia, la sera dello scorso 9 gennaio, sono al telefono. Elisa spiega di essere «appena tornata a casa» e aggiunge di essere «preoccupata per la salute di lui». La madre invece sembra preoccuparsi di altro: «Senti eeee quanto v'ha dato?». La figlia: «Cinque più quegli altri mille quindi, quindi sei». La signora Anna è contenta: «Dici niente? Capito? Eee poi che, vi ha detto quando lui vi ripotrà vedere?». Risposta: «Ce lo dirà lui». La mamma fa due conti: «Sono dodici milioni«, di vecchie lire. E la Toti: »Si ma no, non dire niente eeh». La signora quindi la saluta: «Ti lascio perché ti devi, devi andare a riposare». Con tutta la dolce premurosità di una mamma che invece di rimboccare le coperte alla figlia le suggerisce di andarsi a ficcare sotto quelle, magari di seta e king size, di qualcun'altro.

Il ragazzo: «T'ha dato i vestiti o no?»
Ma oltre ai soldi anche i «vestiti». E farsi «dare» abiti come compenso per aver partecipato alla «cena» è il consiglio che Ale, «l'amore» di Imma De Vivo, dà alla gemella napoletana, anche lei tra le giovani soubrette che hanno calcato la scena di Villa San Martino. Il ragazzo poco prima delle 4 di mattina dell'8 gennaio riceve una chiamata da Arcore. «T'ha dato i vestiti o no?», si informa. La De Vivo: «Ma io sono ancora qui, ma se me li dà, me li dà quando, prima di andare via. Ma io penso che non mi da niente». Il giovane si altera: «No, perché no scusa? Mi incazzo! oh! (...)». E quando lei chiarisce che «comunque...non faccio niente con lui», Ale replica: «Eh, ma sei scema? Ma anche se fai o non fai, fatti dare!». D'altra parte, cosa c'è di più naturale del desiderio tutto maschile di esibire la propria ragazza con indosso un bel vestito vistosamente griffato? La bella figura, fondamento antropologico dello struscio sabatino nei vari Corsi Italia di provincia, si può conquistare anche di riflesso.

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