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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2011 alle ore 11:24.

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Frattini: le nostre basi disponibili, l'Italia conosce la Libia meglio di altri. La Russa: non sarà un nuovo AfghanistanFrattini: le nostre basi disponibili, l'Italia conosce la Libia meglio di altri. La Russa: non sarà un nuovo Afghanistan

No all'intervento militare. Maroni confida in un "piano Marshall"
Per Maroni un intervento militare in Libia «sarebbe un errore molto grave. Prima di decidere di bombardare, prima che i guerrafondai prendano il sopravvento, occorre sviluppare una politica di aiuti». Per Maroni, ciò significa mettere a punto «il piano Marshall prima di andare a bombardare e rischiare di trasformare la Libia in un nuovo Afghanistan». Per fronteggiare al meglio l'emergenza in Libia e negli altri Paesi del Nord Africa «occorre un impegno importante e significativo di tutti i paesi europei», perché «da soli non possiamo farcela». Senza uno sforzo congiunto da parte dell'Unione europea «l'emergenza in atto è destinata a continuare». Per questo, ha spiegato Maroni, «occorre un contingente di forze di sicurezza e un impegno maggiore dell'Ue. Siamo pronti a fare quello che abbiamo fatto in Albania all'inizio degli anni '90, ma da soli - ha ribadito - non possiamo farcela».

Maroni ha concluso dicendo di aspettarsi soluzioni per fronteggiare l'emergenza in Libia già dal Consiglio europeo in programma venerdì prossimo, 11 marzo: «C'è un consiglio europeo l'11 marzo, e mi aspetto davvero che da lì possa uscire un piano con aiuti, un piano Marshall, vale a dire un piano di intervento che consenta a questi paesi di passare verso sistemi più democratici senza il rischio di infiltrazioni terroristiche che ci può portare ad avere un nuovo Afghanistan a 100 chilometri dalle nostre coste». Il rischio più concreto, secondo Maroni, è quello del terrorismo: «Il pericolo dipende dal fatto che le organizzazioni criminali che operavano in Libia si sono spostate in Tunisia, tanto che l'Onu ha stimato in 200mila il numero di persone che si stanno spostando dalla Libia verso l'Egitto e la Tunisia. E il governo tunisino fa quello che può, ma non riesce a bloccare quelli che partono dal sud del Paese». Un'emergenza che richiederà necessariamente un notevole sforzo economico: «Ammonta a 100milioni di euro il contributo che abbiamo chiesto all'Europa per affrontare questa situazione straordinaria. E' evidente - ha puntualizzato il ministro - che più aumentano gli sbarche e le cose da fare più aumentano i costi».

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