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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2011 alle ore 18:29.

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Giustizia al rush finale: dopo l'ok del Cdm la riforma partirà dal Senato. Bersani accusa: è solo un diversivo (ANSA)Giustizia al rush finale: dopo l'ok del Cdm la riforma partirà dal Senato. Bersani accusa: è solo un diversivo (ANSA)

Nessun tentennamento della maggioranza sulla riforma della giustizia. Tanto che il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, fa subito capire che aria tira. «La riforma della giustizia non è ancora arrivata in porto perché in questi anni all'interno della maggioranza prima l'Udc e poi FIni hanno bloccato elementi importanti». Ora, però, con l'uscita di Fini, «può essere la volta buona e se non ci sarà un'ampia convergenza andremo al referendum costituzionale».

Insomma, il premier Silvio Berlusconi è deciso ad andare avanti anche se i finiani già minacciano un "Vietnam parlamentare" e il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, bolla tutto come «un grande diversivo». Mentre il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, apre a «una riforma organica», ma stoppa qualsiasi provvedimento ad personam e soprattutto sottolinea «che alcuni principi come l'autonomia della magistratura devono restare fermi».

La riforma partirà dal Senato
Quel che è certo per ora è che il riassetto, a cui sta lavorando il guardasigilli, Angelino Alfano, dovrebbe cominciare il suo iter parlamentare dal Senato, dove la maggioranza ha numeri più solidi sia in aula che nelle commissioni cruciali. E il ddl dovrebbe essere assegnato congiuntamente alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali di Palazzo Madama (entrambe a guida Pdl). Forte dell'appoggio della Lega, il premier vuole dunque accelerare al massimo i tempi, per nulla preoccupato della possibile protesta dei magistrati, già sul piede di guerra. Anzi, il Cavaliere sarebbe intenzionato a includere nel pacchetto giustizia anche la ripresa del ddl sulle intercettazioni e la reintroduzione dell'immunità parlamentare su cui però si è mostrata molto fredda la Lega. Che, invece, ha assicurato il suo ok all'impianto generale della riforma e preme soprattutto sul tassello della partecipazione popolare all'amministrazione della giustizia, a partire dall'elezione dei pm.

Nel riassetto nessun intervento sulla Consulta
Nel riassetto che Alfano sta limando e che arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri straordinario di giovedì non dovrebbe esserci alcun intervento sulla Corte costituzionale che potrebbe essere chiamata a decidere del conflitto d'attribuzione sollevato dalla maggioranza nel caso Ruby. Nessuna modifica, quindi, né sulla struttura né per introdurre maggioranze qualificate per dichiarare l'illegittimità di una legge, come pure avrebbe voluto il Cavaliere. Non verrà toccata, poi, nemmeno l'obbligatorietà dell'azione penale, ma non è esclusa un'aggiunta per consentire una regolamentazione del principio tramite legge ordinaria.

Sì alla separazione delle carriere e al doppio Csm
La riforma includerà invece la separazione delle carriere dei giudici e quelle dei pm, come pure la divisione in due dell'organo di autogoverno della magistratura, con un Csm dei giudici e uno dei pm. Alfano aveva lasciato due opzioni sulla composizione dei Csm dei giudici e dei pm: o saranno composti per due terzi da "laici" e per un terzo da 'togati" (così ribaltando l'attuale equilibrio), oppure saranno per metà "laici" e per l'altra metà "togati". Sfuma invece l'ipotesi che a presiedere quest'ultimo sia il ministro della Giustizia. La presidenza potrebbe però andare al procuratore generale della Cassazione o al presidente della Repubblica. Alfano lavora poi a un'alta corte, esterna a Palazzo dei marescialli, a valutare l'operato dei magistrati, ma sulla composizione non ci sono al momento certezze. Nella riforma troverà quindi spazio anche il principio della responsabilità civile dei magistrati, già oggetto di un referendum vincente dei radicali ma mai applicato, dovrebbe essere introdotto in Costituzione. I magistrati che sbagliano potrebbero così essere obbligati a pagare in proprio gli eventuali sbagli compiuti. (Ce. Do.)

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