Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 17:34.

My24
Cernòbyl / Pripiat, la Pompei sovieticaCernòbyl / Pripiat, la Pompei sovietica

Questa è la seconda parte della cronaca della prima visita ufficiale di giornalisti a Cernòbyl, 25 anni dopo la catastrofe nucleare (leggi la prima parte). Da allora nessun giornalista è potuto entrare nel sarcofago della centrale, se non per astuzia. Per la prima volta da allora, libertà totale di fotografare. Si può fotografare tutto, proprio tutto; tranne le recinzioni di reticolato, per non dare strumenti tattici a eventuali terroristi. La visita è stata organizzata dallla Commissione Ue di Bruxelles e dalla Bers, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, e si è svolta giovedì 24 febbraio.

Pripiat è la Pompei della tecnologia moderna e del socialismo realizzato.
Pripiat è la città a un paio di chilometri dalla centrale di Cernobyl, era la città al servizio della centrale. È deserta dall'aprile 1986. Chiusa. Cintata con il filo spinato. Fu sorpresa dall'esplosione del reattore numero 4 della centrale.

Da allora, Pripiat è rimasta all'età di Breznev (1964-1982), quando la città fu realizzata; è rimasta agli anni di Juri Andropov (1982-1984) e di Konstantin Cernenko (1984-1985). Quando Pripiat fu vuotata e chiusa, Mikhail Gorbaciov era segretario generale del partito comunista da un anno e l'Urss era impaludata in Afganistan. La città è rimasta così, come allora, congelata a 25 anni fa. Non sono passate di qui perestroika e glasnost, non sono passati il colpo di stato dei militari contro Gorbaciov né la rivolta di Boris Elzin per la democrazia. Non gli oligarchi del petrolio o della bauxite, non Vladimir Putin che a quei tempi era colonnello del Kgb. Non l'eco dei grandi eventi, non le torri gemelle del 2001.

Non l'indipendenza dell'Ucraina. Perché oggi Pripiat e Cernobyl sono Ucraina, paese che è passato per Kucma, Juscenko e Timoscenko e per la rivoluzione arancione del 2004; oggi confina con Russia e Bielorussia che a quei tempi erano Urss e confina con la Slovacchia che allora era Cecoslovacchia.

Nel citare questi paesi, questi stati, mi viene in mente uno spassosissimo (e indovinato) spot di quindici anni fa. Entrare a Pripiat è come entrare nella capsula spaziale del cosmonauta dello spot. La città è a un paio di chilometri della centrale. C'è una buona strada asfaltata, rettilinea, parallela al fiume Pripiat, affluente del Dnepr che sbocca nel mar Nero. Del fiume si intuisce la presenza laggiù, oltre i pioppeti e i boschi di betulle.

Tutta questa zona è "zona di esclusione di Cernobyl", cintata e vietata.
A metà della strada tra la centrale e la cittadina c'è il cavalcavia della ferrovia, la linea a un binario che venendo da ponente sfiora la stazione ferroviaria e va verso la centrale nucleare. Dall'alto del cavalcavia, in questi giorni bianchi di neve gelata, si intravedono nel nevischio entrambi i monumenti del socialismo; da una parte, i casermoni della cittadina abbandonata, e dall'altra le ciminiere e i cubi di cemento della centrale del disastro.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi